Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/180

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Lando, in quel momento, la vista buffa di quell’uomo, le smaniette di quella ragazza, tutta quell’ansia attorno a lui per la ricerca d’un giovane, ch’egli non conosceva e ch’era tanto lontano da’ suoi pensieri, che aveva avuto, contro il suo solito, un violento scatto d’ira. Aveva chiamato Raffaele, il cameriere, per ordinargli di mettersi a disposizione di quei due, ed era rimasto solo con Mauro. Questi, interpretando quello scatto come un segno di sprezzante noncuranza per l’arresto del cugino, non s’era potuto più trattenere; gli s’era fatto innanzi tutto acceso e vibrante di sdegno, gridando:

— Me ne voglio andare, subito! ora stesso! Non voglio più guardarvi in faccia!

— Mauro! Mauro! Mauro! — aveva esclamato Lando, scotendo in aria le mani afferrate.

Mauro allora s’era cacciata una mano in tasca, per trarne fuori le medaglie:

— Guardate! Dal petto me le sono strappate, davanti al delegato, quando ho visto arrestare vostro cugino! Che sangue avete voi nelle vene? È questa la gioventù d’oggi? è questa?

— La gioventù.... — s’era messo a rispondere con veemenza Lando; ma s’era subito interrotto, premendosi forte le pugna serrate su la bocca e andando a sedere, coi gomiti su le ginocchiate la testa tra le mani.

La gioventù? Quale? come? Se l’avara, paurosa, prepotente gelosia dei vecchi la schiacciava così, col peso immane della più vile prudenza e di tante miserie, di tante umiliazioni, di tante vergogne? La gioventù? Quale? Se toccava a lei l’espiazione rabbiosa nel silenzio di tutti gli errori e le transazioni indegne, la macerazione d’ogni orgoglio e lo spettacolo di tante brutture? Ecco, come l’opera dei