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Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/189

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rebbe rimasta, incancellabile, dopo la denunzia e l’arresto, la macchia d’una losca complicità. Quanti avrebbero creduto, domani, che disinteressatamente egli si fosse prestato a contrarre il debito, sotto il suo nome, per conto d’un altro? La dichiarazione del Selmi, se davvero esisteva, come i giornali asserivano, non sarebbe valsa a cancellare del tutto quella macchia.

Di là, nella camera della madre, c’era il canonico Pompeo Agro, che da tanti giorni, per ore e ore, non si staccava dalla poltrona a pie’ del letto, fissi gli occhi nella faccia spenta della giacente, forse con la speranza di scoprirvi un indizio, che ella — non avendo più nulla da dire agli uomini — desiderasse per suo mezzo di comunicar con Dio. Più d’una volta, con profonda voce, la aveva chiamata per nome, a più riprese, senza ottener risposta.

Giulio disse a Mauro di attendere un poco: voleva consigliarsi con l’Agro, se questi desse più peso alla sua speranza o al suo timore, che la vista o la voce del Mortara, scotendo la madre da quel torpore di morte, potessero farle bene o male.

— Credo, — gli rispose l’Agro, — che non ci sia più nè da sperare, nè da temere. Non avvertirà nulla. Provate. Tanto, se dura così, è la morte lo stesso.

Mauro entrò come un cieco nella camera quasi al bujo, chiamando forte, con affanno di commozione:

— Donna Caterina.... donna Caterina....

Restò, davanti al letto, alla vista di quella faccia volta al soffitto, sui guanciali ammontati, cadaverica, con gli occhi che s’immaginavano torbidi e densi di disperata angoscia sotto la chiusura perpetua delle gravi pàlpebre annerite, con un’ostinata, assoluta volontà di morte negli zigomi tesi, nelle tempie