Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1915 – BEIC 1853668.djvu/227

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lauda xci 221


     Emprima che sie gionto — pensa che è tenebría,
que pensi che sia dia, — que luce oscuritate.
Se non èi en questo ponto — che niente en te non sia,
tutto sí è falsía, — que te par veritate.
E non è caritate — en te ancora pura,
mentre de te hai cura, — pènsete far vittore.
     Se vai figurando — imagine per vedere
e per sapor sapere — que è lo smesurato,
credi poter cercando — en finito potere,
sí come è possedere, — molto parmi engannato.
Non è que hai pensato, — que credi per certanza,
giá non se’ simiglianza — de lui senza fallore.
     Donqua te lassa trare — quando esso te toccasse,
se forsa te menasse — a veder sua veritate.
E de te non pensare, — non vai che procacciassi
che lui tu retrovassi — con tua vanitate.
Ama tranquillitate — sopra atto e sentimento,
retrova en perdimento — de te el suo valore.
     En quello che gli piace — te ponere, te piaccia,
perché non vai procaccia — quando te afforzassi.
En te sí aggi pace, — abraccial se t’abraccia,
se nol fa, ben te piaccia, — guarda non te curassi.
Se como déi amassi, — sempre seríe contento,
portando tal talento — luce senza timore.
     Sai che non puoi avere — se non quello che vol dare,
e quando nol vol fare, — giá non hai signoria.
Né non puoi possedere — quel c’hai per afforzare,
se nol vuol conservare — sua dolce cortesia.
Perché tutta tua via — sí fuor de te è posta,
ch’en te non è reposta, — ma tutta è nel Signore.
     Donqua se l’hai trovato, — cognosci en veritate
che non hai potestate — alcun ben envenire.
Lo ben che t’è donato — fal quella caritate
che per tua primitate — non se può prevenire.
Tutto lo tuo desire — donqua sia collocato
en quello smesurato — d’ogne ben donatore.