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Pagina:Ida Baccini, La mia vita ricordi autobiografici.djvu/210

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pre scritto cose belle, e più, cose buone. Ogni suo periodo recava un germe fecondo di bene, ogni sua idea aveva l’invidiabile pregio della novità e della modernità.

Egli accoppiò sempre nella sua prosa svelta e leggiadra il focoso entusiasmo inspirato dalla giovinezza col senno riflessivo consigliato dalla maturità ì suoi lunghi articoli morali e le sue rassegne critiche quasi sempre scevri di inutili voli e liberi da ogni orpello retorico erano piani, facili, suggestivi, persuasivi. Le scuole secondarie gli debbono una buona versione prosastica della Divina Commedia che egli mi fece l’onore di dedicarmi. A poco a poco rallentò il lavoro; non poteva più scrivere, giacche la tisi lo minava: ebbi ancora, raramente, sue notizie e in una triste mattina ricevei la partecipazione di morte dalla vedova sconsolata...

Dei viventi, mi manca lo spazio per parlare a lungo. Ma posso ripetere, ciò che ho detto molte volte; che quasi tutti gli uomini più chiari della nostra letteratura hanno collaborato alla Cordelia, o vi han fatto le prime anni: Augusto Alfani, Alfredo Baccelli, Angelo Orvieto, Lorenzo Stecchetti, Giovanni Marradi, Renato Fucini, Antonio Fogazzaro, Guido Biagi, Ernesto Masi, Enrico Corradini, Diego Garoglio, Napoleone Panerai, Eugenio Checchi, Giuseppe Manni, Isidoro del Lungo, Ulisse Tanganelli, Tommaso Catani, Luigi Venturi, Guglielmo Capitelli, Galileo Pini, Ferruccio Ferroni, Giuseppe Baccini, Giuseppe Lesca, Antonio Zardo, Luigi Mannucci, Antonio Messeri, Luigi Grilli, Raffaele Belluzzi, Mario Chini, Alfonso Pisaneschi, Ugo