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XXX.

L’esposizione Beatrice.

(1890).

Intitolo così questo capitolo perchè a quel fatto si ricollegano molti dei lieti avvenimenti che compensarono almeno in parte i dolori degli anni precedenti.

Nel gennaio del 1890 il ministro Boselli mi incaricò di ispezionare le scuole di tutta la provincia di Arezzo. Partii subito e stetti fuori circa un mese, certo non divertendomi troppo, ma facendo ampia mêsse di osservazioni pedagogiche. Ritornando a Firenze mi colse in viaggio una forma acuta di influenza, che si trasformò subito in bronchite capillare. Mi avevano forse nociuto lo strapazzo della gita, e l’adempimento dei molteplici doveri che esigeva la mia nuova qualità di ispettrice. Quando fui guarita, giurai a me stessa — quantunque fossi riconoscentissima all’ottimo ministro Boselli — che non avrei più accettati simili incarichi, poco conciliabili con la mia delicatissima salute, e mi rimisi allegramente al tavolino.

Proprio in quell’anno, al mio buon amico conte Angelo de Gubernatis venne l’idea di solennizzare il sesto centenario della morte di Beatrice Portinari, promuovendo un’esposizione di lavori femminili che appunto da Beatrice doveva prendere il nome e l’augurio.

Fino dall’anno prima la signora Carlotta Ferrari, di Lodi, aveva pensato a questo centenario, e in una let-