Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/117

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114 Matteo Bandello

     50Vi vedereste, e tra le prime prima.
Ond’io n’andrei per questo altiero tanto,
     Quant’altro amante mai fosse beato,
     Che dir i’ sentirei in ogni lato:
     Questi sen vola alla sua donna a canto;
     55A questi è dato dimostrar col canto
     Cose celesti e nove1
     Non mai vedute altrove,
     Che pose il Re del ciel nel viso santo
     Bella donna, ver’ dir, felici Amori,
     60Caste faville, onesti e santi ardori.
E queste lodi, ch’udirei spiegarse
     Per mille dotte bocche in ogni luoco,
     Dolc’esca vivo e sempiterno fuoco
     Sarian che dolce sì nel ghiaccio m’arse.
     65Così vedreste, o bella Donna, farse
     L’un nome e l’altro2 eterno,
     E volar in eterno
     Poi con le vostre le mie lodi sparse.
     Ma disuguali ognor le mie da quelle,
     70Come del sol men chiare son le stelle.


V. 2. Gentil mia Donna, è la «donna gentile» cioè che ha gentilezza di sensi, secondo l’epiteto dantesco della Vita Nuova.

V. 4. Aganippe, cfr. son. XVII, v. 2, nota, sareste cioè riverite dalle fonti stessa della poesia, e quindi fra le donne cantate dai poeti.

V. 12. Ne segue, ne consegue a voi donna d’alti sensi. — Altezza, titolo che si dà ai regnanti. La Mencia è regina del cuor del poeta; ella è, lo dice più sotto, v. 16, «perfetta».

V. 29. M’ancide, mi tormenta.

V. 31. Con parole e con cenni, non descrizioni compiute, ma esclamazioni e gesti. È reminiscenza dantesca: «E con parole e con mani e con cenni«, Purg., I, 50.

V. 32. Amor. Il canone dantesco era per l’appunto questo: «Io mi son un, che quando | Amore mi spira, noto, ed a quel modo | Che ditta dentro, vo significando», Purg., XXIV, vv. 52-4.

  1. V. 56. Cose celesti e nove, reminiscenza dantesca: «Beatrice è venuta | Di cielo in terra a miracol mostrare», Vita Nuova, XXVI, V. 8.
  2. V. 66. l’un nome e l’altro, quel della Mencia e quello del Bandello poeta come è pur detto prima al v. 54.