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Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/301

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298 Matteo Bandello


IV.

È tra i Carmina del Fracastoro, ediz. cit., p. 120, e fu dettato dal Bandello nel 1553 per la morte del «poeta e medico dottissimo». A lui, con questi epiteti, il Bandello aveva dedicato una novella, la celeberrima novella di Giulietta e Romeo (II-9), grato all’amico medico, che lo guarì del mal delle reni, e all’amico poeta che «un colto e numeroso epigramma sovra le [mie] Parche» compose; per queste vedi pagine introduttive, pp. 13-15. Di lui fa menzione altre volte (novelle II-10 e III-55).

Bandelli in “Obitum Fracastorii”.

Lassa pur tosto l’alma gloria mia
     Com’è fuggita, e seco ogni contento?
     Ove più s’udirà quel rar concento
     4Cui par non fu, nè forse mai più fia?
Ahi, Fracastor, che morte cruda, e ria
     A me ti ruba, e ’l bel poema ha spento
     Che la tua Musa dell’aspro tormento
     8Che a’ Giudei Tito diè, tant’alto ordìa.
I cedri miei, che di tua man sovente
     Rigavi, con gli Esperi pomi d’oro.
     11Languidi stanno, tra gli allori e i mirti.
Queste lagrime ond’io mi discoloro
     Dicea Melsinia, devrian largamente
     14Far piagner di Parnaso i dotti spirti.


V. 3. Rar concento, di dolcissimi versi.

V. 11. Ora cedri ed aranci, piante gioconde dai bei frutti son neglette; è l’ora triste in cui frondeggia il mesto mirto e l’alloro, che dà corone di postuma gloria al defunto poeta.