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Il Canzoniere 297


III.

È il Sonetto di dedica dei Canti XI. Cade sotto la data 1538. Lo si trova anche in Rime di diversi in lode di donna Lucrezia Gonzaga, ediz. cit., con le varianti sotto indicate.

Il Bandello
a la vertuosa Eroina la S.ra Lucretia Gonzaga
di Gazuolo.

Chiunque affisa gli occhi contra il sole
     O sia nel verno, o pur ne i mesi gai,
     Offuscasi la vista pur assai,
     4E quasi cieco spesso restar suole;
Così la vostra gran beltà chi vuole
     Fiso mirar, e di begl’occhi i rai
     Quanto più mira pili s’abbaglia, e mai
     8A par del vero non sa far parole.
I’ che sotto occhio il divin vostro volto
     Stato son oso contemplar talora
     11Quanto sia bello a pieno mai non scrissi.
E se qui mostro qualche parte fora
     Del bell’e buon che il Ciel ha in voi raccolto
     14È breve stilla d’infiniti abissi.


V. 2. I mesi gai, è una delle espressioni petrarchesche (confronta CCCLIII, V, 4), che il Bandello ama ripetere; cfr. i dì gai, son. XCV, v. 3; I mesi gai, LXI, v. 15.

V. 12. Mostro fora, mostro fuori dell’animo mio, cioè con parole. — Variante: E se ben mostro ecc.

V. 14. È breve stilla, verso preso di peso dal Petrarca, Canzoniere, CCCXXXIX, v. 11, è una goccia nel mare, diremmo noi; d’infiniti abissi, di fronte allo spazio di abissi smisurati.