Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XCV - Quel rossignuol che giorno e notte ognora
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XCV.
L’usignuolo coi suoi soavi lamenti lo richiama al tempo primo del suo amore, che ormai dura da un lustro, e che durerà tutta la vita.
È sonetto edito da F. G. Napione, op. cit., p. 299. Ha un notevole particolare biografico.
Quel rosignuol che giorno e notte ognora
Nel bel giardin cantando in dolci lai,
Forse si sfoga, o saluta i dì gai
4Che Primavera adduce, e pigne Flora;
Rammentar fammi, e m’appresenta l’ora
Quand’i begli occhi vostri rimirai.
Donna gentil, e dentro a quei lasciai,
8Misero, l’alma, che v’alberga ancora.
Da indi in qua tornato al Toro è il sole
Cinque fiate, e finch’io resti in vita,
11Mi vedrà sempre nei vostr’occhi preso.
Ma duolmi sol che ’l vento le parole
Ne porte, ahi lasso! nè ritrovi aìta,
14Ch’allenti il fuoco, ov’io son tanto acceso.
Note
V. 1. È il petrarchesco: «Quel rosignuol, che sì soave piagne», Canz., CCCXI, v. 1.
V. 5. Nel sopra citato son. il Petrarca: «E mi raramente la mia dura sorte», ivi, v. 6.
V. 6. Quando, per la prima volta io vi vidi. Ciò fu probabilmente nel 1515.
V. 9. Da indi in qua, da allora, il sole è tornato al Toro cinque volte.
V. 10. Toro, segno dello Zodiaco. Costellazione di primavera; cinque fiate, cinque anni.