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Il Canzoniere 311


XVI.

È il terzo dei detti sonetti-epitaffi. Il Pèrcopo editore di essi, crede, con pieno fondamento, che l’Antonia dall’«altera cetra» e dal canto sì soave sia la figlia della rimatrice milanese Camilla Scarampa, quella stessa cui è dedicata la nov. I-13 come si vide per il sonetto precedente «della cui casa il Bandello era uno dei più assidui frequentatori durante i suoi soggiorni a Milano» (p. 6). E cita, opportunamente, un brano della dedica della nov. I-5 con cui il Bandello invia certa novella udita «in casa de la vertuosissima signora Camilla Scarampa» alla presenza di molti «signori e gentiluomini» convenuti «per udir sonar e cantare la bella e vertuosa figliuola d’essa signora Camilla, alor chiamata Antonia, ora suor Angela Maria, essendosi ella in Genova fatta monaca» (p. 69). Si avverta inoltre che in questo sonetto contrariamente ai precedenti designa la donna defunta col suo nome; vero e proprio necrologio in versi di Antonia Scarampa.


Piangi, viator, ch’ogni uom che passa, piange,
     E, riverente, adora questa pietra,
     Ove le fredde e belle membra impietra
     4Antonia, che, morendo, ogni cor ange.
Per lei l’arco e la lyra Apollo frange;
     Certo mai non sentir sì altera cetra,
     La cui dolcezza ogn’altra fama arretra
     8Dal Pado a l’Istro, da l’Eurota al Gange.
Spesso fu visto, al suon leggiadro e santo,
     Fermarsi, intento, il ciel e ogni stella,
     11Sì dolce con la lira mosse il canto!
L’alma, con Giove, siede in l’alta sella;
     La fama al mondo vola, e ’l casto manto
     14Copre quest’urna fra le belle bella.


V. 1. Piangi, viator, o tu che passi ecc. L’invito altrui a versar lacrime è usato spesso dai classici latini e italiani; cfr. Dante, Vita Nuova, VIII; cfr. Petrarca, per la morte di Cino da Pistoia, Canz., XCII.