Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/122

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il giugurtino 71

comportevole; specialmente ora che tutti i mutamenti dimostrano tagliamento1, fuga e altre cose moleste e nimichevoli. E sforzarsi per niente, e per sua fatica non cercare altro che odio, si è lo stremo e l’ultimo di stoltizia2; se non a colui, il quale è occupato e tenuto dal disonesto3 e pestilenzioso desiderio di ciò, che alla potenza d’alquanti grandi l’onore e la libertà sua in grazia vegna. Ma fra li altri buoni fatti, li quali per ingegno s’adoperano, principalmente è a grande utilità4 la memoria delle veraci istorie: della cui virtù, perocchè molti n’hanno già detto, parmene da tacere; e anche perocchè non creda uomo che5, per superbia, io medesimo, lodando il mio studio, mi voglia magnificare. Ma io credo ch’avverrà che, perocch’io m’ho deliberato di menare mia vita spartita in lutto dalla repubblica6, a così grande e così utile fatica mia porranno nome di miseria e di pigrizia7 coloro certo, a’ quali pare grandissimo senno e bontà di salutare il popolo, e andar cercando grazia per conviti o per simiglianti cose, a poter pervenire agli onori8. I quali, se eglino penseranno in che tempo io conquistai e venni alle dignitadi, le quali eglino non poterono avere, e poi quali uomini sieno questi che al senato sono pervenuti; eglino giudicheranno certamente che io per ragione più che per pigrizia ho mutato lo giudicio del mio animo, e che maggior bene verrà alla repubblica del mio riposo che dell’altrui operare9. Chè io spessamente udii Quinto Massimo, Publio Scipione, e altri grandi e famosi uomini di nostra città, che erano usati di dire che, quando egli riguardavano le immagini de’ loro maggiori, fortissimamente l’animo loro s’accendea a virtude: cioè non che quella cera nè quella figura avesse in sè tanto di virtù che potesse ciò fare; ma che per la memoria di lor fatti quella fiamma cresceva nel petto a tali uomini, che non si potea attutare10 nè mancare infino a tanto che la loro virtù

  1. tagliamento qui sta per istrage: ma oggi questa voce non è da adoperare.
  2. è lo stremo e l’ultimo di stoltizia) Stremo sust. masch. per estremo è adoperato qui in senso di del più alto grado. Ultimo si prende anche qui come sust. masch. e vale il massimo grado.
  3. (cioè disonorevole).
  4. è a grande utilità) Quando la preposizione a si trova appresso al verbo essere, vale di. Il nostro autore nel Catilinario disse: L’ozio e le ricchezze, cose desiderevoli dagli altri, furono loro a carico ed a miseria.
  5. non creda uomo che ec.) Uomo talvolta vale altri come in questo luogo; ed è maniera passata a noi dal provenzale e da usare ora con risguardo. Il Boccaccio nella nov. 7 disse: Veramente è questi così magnifico, come uom dice.
  6. la vita spartita in tutto dalla repubblica) Spartito vale diviso; e qui spartito dalla repubblica vale lontano da’ pubblici negozii.
  7. porranno nome di miseria e di pigrizia) Spesso dal nostro autore è adoperata, come qui, la voce miseria, la quale non si deve prendere in senso di sventura, di avarizia, o di povertà, ma in quello di dappocaggine; nel qual significato fu aggiunta dal p. Cesari nel suo Vocabolario con un esempio del Boccaccio, il quale non è così chiaro ed evidente come questo.
  8. andar cercando grazia per conviti o per simiglianti cose a poter pervenire agli onori) La prima cosa è da notare che per proprietà di nostra favella appresso a’ verbi andare, venire, stare, ec., invece dell’infinito si suole adoperare il gerundio. Ho proposto meco medesimo venirti mostrando; dice il Casa nel Galateo. La seconda, che spesso in vece della preposizione in si adopera per, come in questo lungo. Da ultimo nelle parole a poter pervenire agli onori, è da notare che elegantemente si suole adoperare la preposizione a nel senso di per, a fine di.
  9. e che maggior bene verrà alla repubblica del mio riposo che dell’altrui operare) Nota come sono ben composte le parti di questo costrutto, dal che viene la sua brevità e bellezza.
  10. che non si poteva attutare) Attutare vale quietare, spegnere, smorzare.