Pagina:Il Dio dei viventi.djvu/162

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confessarmi, sebbene anche lui agonizzante; s’era alzato, per venire a confessarmi: mi mostrava tre immagini e in una vedevo bene le anime del purgatorio e nell’altra il diavolo che portava sulle spalle un grappolo d’uva nera e ogni acino era un peccatore, ma la terza non riuscivo a vederla, era come un vetro toccato dal sole che non si lascia guardare e avevo paura di essa. Il Rettore mi disse: è l’immagine di Dio; se chiudi gli occhi la vedi bene. Io chiusi gli occhi, ma vidi solo i miei peccati, e cominciai a confessarmi. Ho rubato ai padroni, mi sono compiaciuta del loro male e li ho calunniati; se non potevo altro dicevo che non mi davano da mangiare o che erano avari e superbi mentre è il contrario; ero la loro nemica domestica eppure fingevo anche a me stessa di essere una buona serva. Sono andata a rubare un oggetto dalla casa di Lia per disfare la malìa da lei fatta al mio padrone piccolo. Ho rubato un fazzoletto; ma poi non l’ho dato alla mia padrona; non l’ho dato per cattiveria, per vendicarmi dello