Pagina:Il Ducato di Trento nei secoli XI e XII.djvu/26

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od al più per la durata della loro vita. Al principio dei seguente secolo si ravvisano traccie di simili inivestiture concesse con diritto di successione ereditaria, le quali si moltiplicarono nei posteriori e diedero origine alle giurisdizioni patrimoniali fiorite negli ultimi tre secoli e cessate ai giorni nostri.

All'epoca di cui è discorso sussistevano ancora sotto l’immediata soggezione vescovile le curie con distretto del monte Argentario, di Povo, di Sopramonte, di Banale, di Arco, di Riva, di Bono, di Ledro e Tignale, di Pradaglia, di Mecce, di Cles, di Ossana, di Livo, di Romeno, di Formiano e Flemme, di Termeno, di Bolzano, di Greifenstein. Una curia esisteva in Madruzzo per la valle di Cavedine, ma fu già prima infeudata a certo Gumpone di Madruzzo. Senza dubbio altra simile doveva aver sede in Pergine; ma ivi pure fa già mostra di sè una famiglia di tirannuncoli che dovette averla posta in non cale; del pari sembra avvenuto in Castel Beseno, e probabilmente a Fornace, a Salorno, a Egna ed altrove. Nel ducato trentino erano ancora inclusi i distretti dei Conti di Piano, di Flavon, e parto di quello dei conti di Tiralli, che erano bensì sotto l’alto dominio del vescovo, ma che in realtà davano ivi libero il freno al proprio volere.

Di tutti i comuni del ducato il più insigne e potente era certamente quello di Trento unica città nello stesso, che sempre fu capitale dell’intero paese.

Trento si reggeva colle proprie istituzioni comunali organate a modo repubblicano ed autonomo; non sottostava che all’alto dominio del regno e dell’impero, che era piuttosto concetto astratto d’un sommo potere giuridico unificante che non autorità fortemente ed efficacemente operante.

Quando e da chi avesse il civico comune la sua remotissima costituzione, in quel tempo ancora non scritta ma consuetudinaria, non è chi lo sappia. Simile a quella delle altro città italiane, in essa traluce non già l’origine barbara e settentrionale, ma bensì la natura latina ed etrusca, alla quale i Teutoni sopravvenuti imposero una velatura feudale, convertendo in ispeciali diritti e doveri tutto ciò che non era se non se il naturale risultato dell’ordinamento politico della nazione, e subordinando tali doveri e tali diritti ad una autorità superiore, la quale per contratto ne concedeva l’uso o ne prescriveva l’obbligo; contratto che si diceva infeudazione, e che, stipulato, non poteva essere