Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/154

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Ospite incomodo quel Crocifisso che, di tanto in tanto, pareva si svegliasse per turbare con la sua importuna visione la coscienza del marchese!

Egli non avrebbe dovuto badargli più, dopo che il cugino Pergola gli aveva sbarazzato il cervello di tutte le superstizioni dei preti. Intanto, che cosa poteva farci? la figura di quel Cristo agonizzante su la croce, abbandonato laggiù nello stanzone del mezzanino, con la testa, le mani e le ginocchia fuori dai brandelli del lenzuolo rôso dalle tignuole, come egli lo aveva inattesamente visto quel giorno.... che cosa poteva farci?... quella figura gli dava un senso di inquietudine, di malessere ogni volta che gli invadeva l’immaginazione.

E meno male se, col fantasma di essa, altri ed ugualmente tetri, non gli si fossero ripresentati davanti, altri che egli già credeva scacciati lontano e da parecchio tempo!

E così, ora ecco Rocco Criscione, a cavallo della mula, nell’oscurità, tra le siepi di fichi d’India di Margitello, che veniva avanti, canticchiando sotto voce — gli era rimasto nell’orecchio! — Quannu passu di ccà, passu cantannu — e non aveva avuto tempo di dire: Gesù! Maria!... con quella palla ben assestata che gli avea fracassato la testa! E il tonfo del corpo!... E lo scàlpito della mula che fuggiva spaventata!... E il gran silenzio nell’oscurità, terribile, seguito allo scoppio della fucilata!...