Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/162

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coda alla processione, a dispetto dei canonici di Sant’Isidoro.... Solo don Silvio non avea voluto mancare, e, confuso coi più umili, con la corona di spine in testa, a piedi scalzi, si sbatteva forte la disciplina su le magrissime spalle.

E quel giorno, a quella vista, il marchese si confermò nel sospetto che don Silvio avesse suggerito al prevosto le parole: — Vi dava noia in casa Gesù Crocifisso? — Non intendeva di ripetergliele in quel momento col prender parte, lui solo della parrocchia di Sant’Isidoro, alla processione promossa da padre Anastasio?

Il marchese aggrottò le sopracciglia e si ritrasse indietro.

Quando la via tornò deserta e silenziosa, traversata soltanto da qualche povera donna che infilava frettolosamente un vicolo per arrivare in tempo alla chiesa di Sant’Antonio e ricevere la benedizione dal Crocifisso nuovo, come dicevano, quantunque fosse vecchissimo di qualche centinaio di anni, il marchese era già tranquillo, col gran sollievo della liberazione finalmente ottenuta, che gli traspariva dagli sguardi e da tutto l’aspetto.

Visto che Zòzima stava per seguire nel salone la sorella Cristina, le accennò di fermarsi.

— Zòsima, ora tutto dipende da voi.

— La baronessa sa.... — ella rispose un po’ meravigliata di quelle parole.