Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/63

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la gente messa fuori del salone e rimasta davanti a l’aperta grande vetrata poteva udirlo meglio che se fosse rimasta dentro, perchè la voce rimbalzava per la sonorità della volta e si faceva sentire vibrante fin dal centro della piazza.

— E così il povero avvocato della difesa si è vista chiusa la bocca prima di parlare... Oh, non già che non abbia parlato! Un’ora e mezzo, con furia di gesti, battendo i pugni sul tavolino... Se l’è presa anche contro i pezzi grossi che autorizzano con l’esempio le soperchierie dei loro dipendenti! Come se, in questo caso, il marchese di Roccaverdina avesse detto a Rocco: — Va’ a rubargli la moglie a Neli Casaccio! — Povero avvocato! Non sapeva dove sbatter la testa; armeggiava con le braccia e con la lingua, dopo che il Procuratore del Re gli aveva troncato anticipatamente i soliti argomenti. La gelosia! La forza irresistibile! Si capiva che parlava unicamente per parlare. E poi... voleva provar troppo. Processo d’indizi! Le testimonianze? — Ho sentito dire! — Mi è stato detto! — Ha minacciato! — È un uomo feroce; cacciatore di mestiere! Si può decidere della libertà di un cittadino su così fragili basi?...

E il marchese rifaceva la voce e i gesti dell’avvocato con evidentissimo accento d’ironica commiserazione, ridendo perchè i circostanti ridevano, lieto dell’effetto prodotto su coloro che dovevano