Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/123

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la cosa, parendo al detto Frate Girolamo tempo di far lo pensato e tinto miracolo, mostratosi alquanto turbato, posto con la mano silenzio al popolo che continuo mormorava, e veduto brievemente ognuno attento a ciò che dir voleva, rivoltosi verso l’altare maggiore ove un’immagine del crocifisso stava, e a quello inginocchiatosi, con molte lacrime cosi prese a dire: Signore mio Gesù Cristo, redentore de la umana gente, Dio e uomo, tu che mi hai plasmato fatto a la tua immagine, e qui mi hai condotto, per li meriti del tuo gloriosissimo corpo, e per quella tua immaculata carne umana, e con amarissima passione ne redimesti, io te supplico per le mirabili stimmate che donasti al nostro serafico Francesco, che ti piaccia mostrare evidente miracolo in preseutia de questo divotissimo popolo de questo valente frate, il quale, come inimico ed emulo di nostra religione, è venuto a rimproverare la mia verità; per modo tale che se io dico la bugia, mandami subito la tua ira addosso, e fammi qui di presente morire; e se io dico la verità che questo sia il vero braccio di misser san Luca, tuo dignissimo cancelliere. Signore mio, non per vendetta, ma per chiarezza della verità, manda la tua sententia sopra di lui, per modo tale che volendo né con lingua né con mani possa dire la colpa sua. Non ebbe appena fra Girolamo la sua scongiura fornita, quando frate Mariano subito, come già preposto aveano, cominciò a torcersi tutto di mani e di piedi, e urlare forte, e balbutire con la lingua senza mandar fuori una parola, e con gli occhi travolti e bocca torta, e ogni membro attratto mostrandosi, abbandonatamente all’indrieto cascar si lascioe. Veduto il manifesto miracolo per quanti