Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/284

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ra e la porta, si crese albergo, e vinto da stanchezza, e anche per fuggire una minuta pioggia che facea in quell’ora, si accostò al detto uscio, e avendo con un sasso pure assai picchiato, e niuno rispondendo, convertito il bisogno in pazienza, sentatosi in terra, e appoggiata la testa alla porta con deliberatione insino al matino ivi aspettare il compagno con debole sonno si addormentò. Era per avventura quel medesimo dì partito da Amalfi un poveretto sarto con un sacco in ispalla de jupponi per venderli la seguente matina a Napoli in sul mercato; al quale similmente la notte e la stracchezza lo aveva a la Torre sopragiunto, e ivi albergato con proposito de la matina a bona ora si ritrovare a loco e a tempo di spacciare sua povera mercanzia; ed essendo poco più che passata mezza notte si destò, e ingannato da la luna credendosi esser vicino al dì, entrò in cammino, e camminando tuttavia e non vedendo farsi giorno, cominciò a intrare a l’arena passati gli Orti, ed ivi essendo sentì suonare matutino dei frati, per la quale cagione si accorse anco vi essere gran parte di notte; e in questo si venne ricordando degli appiccati che erano a Ponte Ricciardo, e come colui che Amalfitano era, che di natura sono timidi e di poco core, cominciò a temere forte, e con lento passo camminando non ardiva di passare, e di volgersi indietro aveva gran paura; e così abbagliato e pauroso che ad ogni passo gli parea che uno de li appiccati gli si facesse intorno, gionto appresso al sospetto loco ed essendo di rimpetto a le forche, e anco non veduto niuno appiccato muoversi, gli parve avere già una gran parte del pericolo passata, e per dar pure a sé medesimo ani-