Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/435

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vola, e cognoscendo col servire dell'amico l'affanno essere poco, e la utilità essere molta, alla grossa gli rispose, lui essere a tutta soa richiesta apparecchiato, e che de dirlo alla moglie non dubitasse, che con lei non ragiona mai se non de cose che a la cucina appartengono. E con più altre piacevolezze fatta usanza, e ben pagatolo, e fatti certi piccoli beveraggi a la moglie, e al fante, come de’ mercanti all’ultimo partire è di costume, Tonto impose a la moglie che in sul far del dì in casa de la matre se n’andasse, e ivi insino al suo ritorno l’attendesse; e al fante dato l’ordine del governo di casa, se andarono a posare. Tobia che poco o niente voglia de dormire avea, tra la mezza notte chiamò Tonto che la cavalla ponesse in ordine che già volea partire; il quale rattissimo levato, e acconciata la bestia, ritornò a serrare l’uscio con la chiave a la moglie, e al fante data la chiave, disse che se facesse quanto avea ordinato, e detto addio, andò ov’era Tobia, e gli disse: che abbiamo da fare? Il quale fra quel mezzo era già montato a cavallo, rispose: Tu te ne uscirai fori la porta de la città con la cavalla, e io anderò e ponerommi lo giovine in groppa, e qui il cavalcheremo. Disse Tonto: Sia col nome di Dio, e avviosse verso la porta. Tobia data una volta per la terra retornò all’albergo, e retrovato il fante dell’oste tutto infreddato e sonnacchioso dintorno a un povero foco, gli disse avere scordata la bolgetta a capo al letto: il quale con difficoltà e sonnecchioso gli respose che andasse per essa. Di che lui salito su, e con un certo ferretto per ciò acconciato tacitamente aperta la camera, e con certi altri panni però portati spacciatamente rivestitala, e postole un pappa-