Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/466

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da te vantaggio alcuno, però che questa che ho meco menata andando per bonamano sarà bastevole anzi davanzo a te e a me; chè preso che averò il mio piacere, te ne farò quella parte che del certo te soperchierà dinanzi; e ancora ch’io non cognosca tua moglie, me persuado costei non essere meno bella giovene e polita de lei. Disse Marco: Io el credo, ma a me non pateria el core ponere mano alle cose vostre in alcuno modo. Rispose Antonio: Tu mi pari un altro: se a me non piacesse, non te lo arei offerto, ne tu presumeresti de farlo, e però apprestati che io vo’ tu el fazzi; e non te costerà altro che un disnare1 de pesce che farò a certi miei compagni per lo primo sabato che vene. Marco pur refutando l’invito, e Antonio per ogni modo volendo, a la fine pur vi si accordò, e promesse il chiesto disnare per aver parte de sua medesima mercanzia. E così lui sorta la barca, e presa l’arpa del suo messere, con nova melodia cominciò a sonare; e Antonio entratosene con la giovene dentro la capannetta a la soavità de tale musica ferono de’ più acconci balli trivisani. I quali forniti, chiamò Marco, e piano gli disse: Piglia omai la tua sorte2 de la nostra fatta preda, ma per mio amore te guarda de volerla cognoscere, però che lei è de onorevole famiglia, e con difflcultà grande a ciò la ho condotta con dargli a intendere che tu sei nepote del nostro doge. Respose Marco: Questo è il meno che io curo; io non ho da fare parentato con lei. E ciò detto andò molto volentieri, e trovatala tutta de soavi odori profumata, non curandosi del resto, né che lei con poco

  1. disnare, come dicono i Veneziani.
  2. sorte, la parte che viene in sorte.