Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/480

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a la tua perfetta amicizia, de niuna mia nè piccola nè grande occurrentia non saperei di altro che di te e meritamente me fidare; e volesse Dio che el tempo e parte de le facultà che io ho con certi gentilotti qui consumate le avessi solo con teco dispese; ma spero col tempo s’acconciarà ogni malefatto. El modo è, compare mio, che io per mezzo de un gentiluomo, quale te dirò, ho goduto pur assai con la moglie del tale marinaro, de la quale, a dirte lo vero, non meno per unicamente amarme, che per la sua soperchia bellezza io ne sono devenuto mezzo matto, e in maniera che dovendome, come tu sai, domane a sera col volere de Dio partire, el cuor non me paterìa per modo alcuno qui in preda di altrui lassarla, attento massime che lei me ha chiaramente detto che el gentiluomo mio tanto caro compagno più volte l’ave de battaglia rechiesta; e per quello ho deliberato in tutti casi meco con la nave menarla, e lei essendo contentissima, cercaria de farlo con ordine tale che el mio ritornar qui non me fosse interdetto. E perchè bisogna che el marito sia tenuto in tempo fore de casa fin che la nave è per levarse, te priego che tu domani el richiedi che la sera a tardi, pagando molto bene, te conduca con la sua barca in nave per farme insino a l’ultimo partir compagnia; e in questo io mandarò Galzarano mio famiglio, come ho già con lei ordinato, che travestita in omo la conduca in barca, e tutti de brigata ne andaremo in nave, e dipoi te ne potrai con lui retornare: e tale tuo operare non voglio che vada dei tutto irremunerato, però ch’io intendo che infino al mio ritorno la commare se goda da mia parte una gonnella de finissima grana. Cosmo udendo questa