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Ed in sembiante tal, che da se stesso
Par che s’accusi. Or sia lodato il Cielo,
Silvio, che se’ pur ito
Dimenandoti sí per queste selve
Con cotesto tuo. arco
E cotesti tuoi strali onnipotenti,
C’ hai fatto un colpo da maestro. Dimmi,
Tu che vivi da Silvio e non da Lineo,
Questo colpo che hai fatto sí leggiadro.
È fors’egli da Lineo, o pur da Silvio?
Oh fanciul troppo savio,
Avessi tu creduto
A questo pazzo vecchio!
Rispondimi, infelice:
Qual vita fia la tua se costei more?
So ben che tu dirai
Ch’errasti, e di ferir credesti un lupo;
Quasi non sia tua colpa il saettare
Da fanciul vagabondo e non curante,
Senza veder s’uomo saetti o fera.
Qual caprar, per tua vita, o qual bifolco
Non vedestú coperto
Di cosí fatte spoglie? Eh Silvio, Silvio!
Chi coglie acerbo il senno,
Maturo sempre ha d’ignoranza il frutto.