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     Donne vi guardi ’l ciel di girne altere
Per caduca beltà, che come il giglio
Oggi candido s’apre, ed odoroso
Alletta e piace, e poi sull’indomani
Appassito, riman negletto e vile.
Vostra gloria maggior sia di virtute
Aver l’animo adorno, e di que’ pregi,
Cui non pon fare oltraggio o gli anni, o della
Incostante fortuna i tristi eventi.
Non di gemme brillanti il crin lucente,
Non di pallide perle il collo avvinto,
E non d’amplondeggiante aurata veste
Aver gli omeri carchi, e di sdegnoso
Fasto gir orgogliose a voi procaccia
Merto ed onor: ma grazia, gentilezza,
E colle dolciamabili maniere
Saggiaccorto parlare, ed onestate
Voi di laude faran degne, e di stima.
Or di voi tutte i’ voglio qui comporre un modello,
Di cui Zeusi, nè Apelle mai fecero il più bello,
Dinanzi a voi lo pongo, e servavi di speglio,
Onde per voi possiate ritrarne il buono e il meglio.
Il magnanimo cuor di Flavia io prendo,
La dolcezza di Nice, ed il cortese
Tratto di Fille, e d’Egle la prudenza;
Il saper di Nigella, il brio di Lisa,
Di Clori il favellar, l’accorto ingegno
D’Aracne, e di Melea le grazie, e i vezzi.