Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/101

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90 Capitolo V.

infatti disconoscere una grande analogia tra la Creta delle Leggi e la Sicilia di Dione e di Dionisio, che Platone effettivamente aveva sperato riformare. È anche molto verisimile che non solo i proemi, di cui parla l’Ep. III, p. 316 A, ma anche altri schemi o progetti preparati in previsione della riforma sperata siano o possano esser stati adoperati poi dal filosofo ed inseriti nel corpo del suo maggior lavoro; anche la minuzia di certe disposizioni che vi troviamo può esser indizio d’un’origine meno speculativa che pratica. È del resto anche molto naturale che un’opera così lunga e particolareggiata non sia stata scritta currenti calamo, anzi non sia stata neppur pensata tutto ad un tratto. Della tesi del Blass pertanto io accetto una parte notevole, che cioè i materiali e i documenti per le Leggi si sian cominciati ad accumulare dal 366 in poi, e specie negli anni successivi fino al 360, per lo scopo pratico che Platone proponevasi, e che pochi o molti di questi materiali sieno stati poi inseriti, anche integralmente, nell’opera teorica. Che invece le Leggi, pur compilate in parte con questi materiali, sieno state redatte o compiute nella forma attuale fino dal 360, non me ne posso persuadere. Nell’Ep. III il filosofo ricorda i proemi che egli avrebbe elaborato, per certi disegni di legislazione, “oltre delle cose,„ continua, “che vi hai aggiunto tu



    recensione in “Riv. di Filologia„, a. XXXVIII (1910), 3, pp. 451-52. La questione non è però ancora chiusa, e altri ne discussero contemporaneamente al Ritter; l’ultimo, di cui io abbia notizia, fu Rudolf Adam in “Archiv. für Gesch. der Philos.„, N. F. XVI, 1 (1909), pp. 29 sgg., il quale non è disposto a salvare che l’ep. VII, ha qualche indulgenza per la XIII, e scarta le altre: le ragioni che adduce del trovarsi in esse imitate delle frasi analoghe dei dialoghi platonici, non ha alcun valore. Un esempio: “l’apostrofe a Dionisio ὦ παῖ Διονυσίου καὶ Δωρίδος (p. 313 A) ha il suo modello in Alc. I, p 105 D: ὦ φίλε παῖ Κλεινίου καὶ Δεινομάχης„. Ma lo dice sul serio?