Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 10 - 5 marzo 1910.pdf/6

Da Wikisource.
78 IL BUON CUORE


quello che è dato rilevare dal primo discorso funebre di S. Ambrogio (numeri 76, 78), è che S. Satiro non sarebbe stato sepolto in piena terra, ma composto in un monumento o tumulo, che del resto poteva trovarsi benissimo in luogo coperto e chiuso, come in un cimitero aperto. Che se qualche cosa ci potrebbe far preferire un luogo coperto e chiuso ad un cimitero aperto, forse sarebbe nella presunzione che i due lunghi discorsi funebri — lunghi anche nella versione prima, non ritoccata e arricchita di aggiunte — non era discrezione tenerli ad un’immensa moltitudine all’aperto, in tempo di primavera.

Tutt’al più, talune confidenze intime sfuggite a S. Ambrogio, ci autorizzerebbero a fissare la località della sepoltura di S. Satiro — e anche questo tuttavia in senso molto vago e indeterminato — vicino alla Basilica Ambrosiana, ma non in essa, che cominciò appunto a fabbricarsi nel 379, presumibilmente subito che si apri la bella stagione, ma in ogni caso dopo la morte di S. Satiro, a detta di S. Ambrogio avvenuta appena dopo il ritorno d’Africa, che il Tillemont pone alla fine di marzo. Orbene S. Ambrogio nel primo discorso funebre dice: (nn. 6 e 18) «questo sepolcro è per me più prezioso del suolo patrio, essendosi qui raccolto il frutto squisito non della natura ma della grazia.... Quanto a me mi sembra che sarei più accettevole al Signore se potessi riposare a fianco di questo corpo santo». Nonchè tutte le proteste di inseparabilità in vita e in morte, che cento volte devono essersi scambiate i tre santi fratelli. Da tutto questo è lecito dedurre che S. Satiro venisse sepolto nella Basilica di Fausta — se c’era — in aspettazione che si preparasse il luogo dell’ultimo riposo di S. Ambrogio, la Basilica che prese il suo nome? Se può esser falso che S. Ambrogio fabbricò la sua Basilica per esser vicino al fratello, può esser vero che quando mori S. Satiro, fosse già progettata, e da tempo, l’erezione dell’Ambrosiana «predestinata anche a luogo di sepoltura del gran Vescovo»; data tal precedenza di progetto della Basilica Ambrosiana, chi crederà assurda la tumulazione di Satiro in una località vicina perchè si realizzasse la desiderata vicinanza e inseparabilità in vita e in morte di quegli eccezionali fratelli? Dico così, supponendo che S. Ambrogio fosse sincero nelle sue espansività; ma tutto sia per non detto se le parole del gran Vescovo non fossero che della rettorica.

Ho nominato la Fausta. Ma c’era nel 379 la Fausta? e in ogni caso, sorgeva essa sull’area dell’attuale Cappella di S. Satiro annessa all’Ambrosiana, o non era piuttosto l’antica chiesa di S. Vitale?

Che nel secolo IV d fosse in Milano una Basilica Faustae, lo troviamo affermato da S. Ambrogio in una lettera a S. Marcellina, la XXII dell’edizione milanese. Quanto alla ubicazione poi, io ho già detto nel mio articolo Le prime Chiese di Milano nell’Unione del 3 e 4 febbraio andante, che la Fausta sorgeva sull’attuale Cappella di S. Satiro. Ma dicevo pure che per altri la Fausta era la Basilica dei SS. Vitale e Valeria; a motivo, sostengono gli avversarii, che gli antichi scrittori milanesi, non certo contemporanei o di poco posteriori a S. Ambrogio
hanno tenuto questa versione. È però strano che dopo il 1500 si delinei e prevalga la versione opposta, molto prima che quel miserabile rêveur di Biraghi combattesse in favore e la volgarizzasse.... L’attuale Cappella di S. Satiro, a detta anche degli avversarii, nella parte superiore, cioè la tazza e il mosaico, è del V secolo. Allora, sarebbe lecito arrischiare l’ipotesi che il resto possa essere anteriore a detto secolo; che la parte prettamente muraria possa risalire gli anni — questione di poco — fino all’ulti na parte del secolo IV a riallacciarsi all’epoca della tumulazione di S. Satiro. No? Soggiungo di più, che non è spiegabile tanto lusso di tazza e mosaici in una semplice edicola sacra, o in una Cappella qualunque; occorre una ragione, una causa sufficiente; cioè, o che la Cappella di S. Satiro fosse un mausoleo sul genere di quello di Galla Placidia a Ravenna, quasi dell’istessa epoca, racchiudente Reliquie insigni; al che però contrasta l’altezza che è più di Basilica; o che fosse una Basilica, proprio quella di Fausta, per cui passò S. Ambrogio e il corteo accompagnante i Martiri Gervaso e Protaso nella traslazione dalla Naborriana all’Ambrosiana; essendo questo, in una cerimonia di sera, il tragitto più naturale e logico ― a meno, come dissi già, che quella sera memoranda si avesse avuto una gran voglia di andar a spasso, anzichè affrettarsi a raggiungere la stazione intermedia, per passarvi la notte in vigilia e preghiera.

Però è fortissima una corrente contraria alla Fausta e che vorrebbe senz’altro che S. Satiro fosse seppellito nella Porziana. Può darsi che si abbia ragione; di possibili ce n’è al mondo! ma allora non capisco perchè non si faccia anche il nome della Naborriana come probabile luogo dell’ultimo riposo di S. Satiro. Comunque sia, limitandomi ora a parlare della Porziana, francamente escludo che S. Satiro vi sia stato sepolto. Prima perchè non ne trovo il più lontano, velato accenno, negli scritti di S. Ambrogio, nè in autori contemporanei; poi perchè la Porziana, come quella che era più lontana dal palazzo di Ambrogio e dalla sua Basilica e più fuori delle antiche mura, dava meno garanzie di sicurezza; in terzo luogo, se nella Porziana si era tumulato S. Satiro, come mai Ambrogio, che nella lotta accesasi nel 385 intorno e dentro a detta Basilica colla corte imperiale, doveva vivere in ansie crudeli, colla morte in cuore per timore che rozza e intemperante milizia oltraggiasse le sacre ceneri del fratello, non dice perfettamente nulla dello straziato suo cuore nella lettera (XX) a S. Marcellina? Per tutto questo io escludo che S. Satiro riposasse nella Porziana.

Piano, piano, mi par di sentire, e il tetrastico dettato da S. Ambrogio che dice d’avere lui sepolto il fratello alla sinistra del Martire, cioè di S. Vittore? Oh, quell’epitaffio lo ricordo:

Uranio Satyro supremum frater honorem

martyris ad laevam detulit Ambrosius,

haec meriti merces, ut sacri sanguinis humor

finitimas penetrans abluat exuavias.

Ebbene, anzitutto che Martyris debba tradursi del Martire milanese, per eccellenza, cioè di S. Vittore, mi