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Anno IX. Sabato, 3 Dicembre 1910. Num. 49.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. —Il XXV anniversario di fondazione del Pio Istituto pei figli della Provvidenza — Pensionati operai — Per l’Asilo Infantile Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Casa famiglia per impiegate.
Religione. —Domenica quarta d’Avvento — Dichiarazione — Ancora il Lourdes del paese di Galles — l. a. Un appello da lontano... — Per la Domenica Missionaria.
Educazione ed Istruzione. —L. Meregalli. Due cappuccini diversamente accolti in Inghilterra — Comitato delle Scrittrici in «braille» — Inaugurazione — Echi e letture — Lusso e procacia delle mode femminili, poesia.
Società Amici del bene. —Francobolli usati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Beneficenza


Il xxv Anniversario di fondazione

DEL

PIO ISTITUTO PEI FIGLI DELLA PROVVIDENZA


Domenica alle 14, coi tram di S. Vittore, si videro parecchie automobili e molte carrozze, che portavano gran numero di signore e signori in via Filangeri e precisamente al n. 11, uno degl’ingressi del Pio Istituto pei Figli della Provvidenza, dove, di fronte al Cellulare in cui si rinchiudono precoci delinquenti, si salvano, si educano e s’istruiscono centinaia di fanciulli abbandonati.

Il grande salone, a molti noto per interessanti esposizioni di lavori dei ricoverati, per geniali trattenimenti ed importanti adunanze, era addobbato a festa per celebrare il venticinquesimo di fondazione della provvida opera, per accogliere degnamente le autorità e i benefattori che all’invito avevano risposto affermativamente e con parole di viva soddisfazione.

In mezzo al Consiglio e al Comitato permanente dei benefattori, sedevano: mons. De Giorgi per il Cardinale, il cav. avv. Emprim per il Prefetto, il procuratore del Re cav. Maggi, gli on. Cornaggia, Candiani, Gabba, ecc.

Sul palco molte bandiere circondavano un motto colossale a lettere d’oro: Prevenire. Davanti a quel motto si presentarono e si produssero a numerosi gruppi i bei fanciulli salvati, i quali suonarono e cantarono in modo da suscitare anche l’ammirazione del maestro
Boito, che dalla tribuna godeva l’effetto di quelle candide voci.

A questo punto si presenta sul palco il distinto sacerdote cav. don Carlo San Martino, il fondatore, l’anima della istituzione che in Italia ed anche all’estero ha servito di esemplare per l’inizio di opere congeneri.

Dopo venticinque anni di lavoro è il titolo del discorso che il benemerito istitutore deve pronunciare, e l’attenzione dello scelto e numeroso uditorio è vivissima per la competenza dell’oratore; il quale, coi fatti, colle sue attitudini speciali, colla dedizione di tutto se stesso alla causa dei fanciulli sventurati, è riuscito ad emergere nell’applicazione pratica delle sue esperienze ed a raccogliere plausi e soddisfazioni nella sua provvida, santa missione.

L’istituzione s’iniziava il 20 febbraio 1885 con un programma che aveva per capisaldi la separazione dei discoli dagl’innocenti e la punizione dei colpevoli dell’abbandono e del pervertimento. La prima parte fu da tutti compresa con grandi vantaggi; la seconda, invece, venne assai discussa ed anche paralizzata da una parte coll’indifferenza, dall’altra coll’opposizione basata sul principio naturale della patria potestà, ecc. ecc.

L’oratore viene però a constatare con soddisfazione come ai nostri giorni l’opinione pubblica si trovi concorde nel ritenere che la ricerca e la punizione dei colpevoli siano una necessità e un dovere sociale: è l’effetto di una visione già chiara ai pochi studiosi del problema divenuto sempre più grave e urgente.

Il rimedio è giunto in ritardo, dice l’oratore: i fanciulli abbandonati a se stessi, sono divenuti i giovani delinquenti che affollano le carceri; sono gl’indomiti ribelli, le facili prede, gli strumenti ciechi che maneggiano il coltello; sono anche le disgraziate che non vivono di onesto lavoro... Pertanto il salvare fanciulli e fanciulle, come ha scritto testè anche Scipio Sighele, è opera di difesa sociale contro i pericoli dell’avvenire. E le cause del pervertimento? Si sono indagate — dice l’oratore — ma non si sono volute cercare nell’opera deleteria di chi ha scossi e strappati quei principi sui quali poggiava saldo il sentimento del dovere, dei più santi affetti, delle più grandi responsabilità.

Una Commissione così detta reale ha avuto l’incarico di studiare il problema, e accintasi al lavoro, ha pre-