Il buon cuore - Anno IX, n. 49 - 3 dicembre 1910/Beneficenza

Da Wikisource.
Beneficenza

../ ../Religione IncludiIntestazione 30 giugno 2022 100% Da definire

Il buon cuore - Anno IX, n. 49 - 3 dicembre 1910 Religione

[p. 385 modifica]Beneficenza


Il xxv Anniversario di fondazione

DEL

PIO ISTITUTO PEI FIGLI DELLA PROVVIDENZA


Domenica alle 14, coi tram di S. Vittore, si videro parecchie automobili e molte carrozze, che portavano gran numero di signore e signori in via Filangeri e precisamente al n. 11, uno degl’ingressi del Pio Istituto pei Figli della Provvidenza, dove, di fronte al Cellulare in cui si rinchiudono precoci delinquenti, si salvano, si educano e s’istruiscono centinaia di fanciulli abbandonati.

Il grande salone, a molti noto per interessanti esposizioni di lavori dei ricoverati, per geniali trattenimenti ed importanti adunanze, era addobbato a festa per celebrare il venticinquesimo di fondazione della provvida opera, per accogliere degnamente le autorità e i benefattori che all’invito avevano risposto affermativamente e con parole di viva soddisfazione.

In mezzo al Consiglio e al Comitato permanente dei benefattori, sedevano: mons. De Giorgi per il Cardinale, il cav. avv. Emprim per il Prefetto, il procuratore del Re cav. Maggi, gli on. Cornaggia, Candiani, Gabba, ecc.

Sul palco molte bandiere circondavano un motto colossale a lettere d’oro: Prevenire. Davanti a quel motto si presentarono e si produssero a numerosi gruppi i bei fanciulli salvati, i quali suonarono e cantarono in modo da suscitare anche l’ammirazione del maestro Boito, che dalla tribuna godeva l’effetto di quelle candide voci.

A questo punto si presenta sul palco il distinto sacerdote cav. don Carlo San Martino, il fondatore, l’anima della istituzione che in Italia ed anche all’estero ha servito di esemplare per l’inizio di opere congeneri.

Dopo venticinque anni di lavoro è il titolo del discorso che il benemerito istitutore deve pronunciare, e l’attenzione dello scelto e numeroso uditorio è vivissima per la competenza dell’oratore; il quale, coi fatti, colle sue attitudini speciali, colla dedizione di tutto se stesso alla causa dei fanciulli sventurati, è riuscito ad emergere nell’applicazione pratica delle sue esperienze ed a raccogliere plausi e soddisfazioni nella sua provvida, santa missione.

L’istituzione s’iniziava il 20 febbraio 1885 con un programma che aveva per capisaldi la separazione dei discoli dagl’innocenti e la punizione dei colpevoli dell’abbandono e del pervertimento. La prima parte fu da tutti compresa con grandi vantaggi; la seconda, invece, venne assai discussa ed anche paralizzata da una parte coll’indifferenza, dall’altra coll’opposizione basata sul principio naturale della patria potestà, ecc. ecc.

L’oratore viene però a constatare con soddisfazione come ai nostri giorni l’opinione pubblica si trovi concorde nel ritenere che la ricerca e la punizione dei colpevoli siano una necessità e un dovere sociale: è l’effetto di una visione già chiara ai pochi studiosi del problema divenuto sempre più grave e urgente.

Il rimedio è giunto in ritardo, dice l’oratore: i fanciulli abbandonati a se stessi, sono divenuti i giovani delinquenti che affollano le carceri; sono gl’indomiti ribelli, le facili prede, gli strumenti ciechi che maneggiano il coltello; sono anche le disgraziate che non vivono di onesto lavoro... Pertanto il salvare fanciulli e fanciulle, come ha scritto testè anche Scipio Sighele, è opera di difesa sociale contro i pericoli dell’avvenire. E le cause del pervertimento? Si sono indagate — dice l’oratore — ma non si sono volute cercare nell’opera deleteria di chi ha scossi e strappati quei principi sui quali poggiava saldo il sentimento del dovere, dei più santi affetti, delle più grandi responsabilità.

Una Commissione così detta reale ha avuto l’incarico di studiare il problema, e accintasi al lavoro, ha [p. 386 modifica]presentato gli orribili quadri della corruzione minorile, come una piaga nuova. Qui l’oratore ricorda un progetto di leggi efficaci, presentato or sono quindici anni dall’Istituto che oggi celebra il suo venticinquesimo.

Concretando le sue opinioni, Don Carlo San Martino, da medico esperto del contagio che minaccia rovina morale e sociale, esprime il dubbio che il progetto destinato a giungere alla Camera contenga questi difetti: 1° che si abbia di mira quasi unicamente la repressione della delinquenza e non la prevenzione; 2° che si lasci impero assoluto alla burocrazia, idra che strozza o paralizza ogni più bella iniziativa, tanto più la privata, di tutte la più idonea nel campo della praticità; 3° che si dia allo Stato un compito esorbitante dalle sue forze e dalle sue attribuzioni; 4° che siasi escluso dalle cause della delinquenza la decadenza del sentimento religioso.

Nel campo dei fatti, trattasi d’una missione di sacrificio che per la persona coscienziosa diventa martirio di tutti i giorni, di tutte le ore, un martirio, o almeno apostolato che richiede un animo asservito all’opera di redenzione, dimentica di sè, desideroso di trovare nella famiglia degli abbandonati la propria famiglia. Potrebbe lo Stato reclutare un simile personale? Tali considerazioni trovano riscontro con quelle del Procuratore generale comm. Bacchialone, il quale ammirò ed ammira tuttavia nell’Istituto di via Filangeri l’attuazione del concetto di acquisire alla istituzione l’opera degli stessi beneficati, convertendo così in un vero civile sacerdozio la carriera difficilissima degli assistenti ed istitutori.

Accenna quindi l’oratore a dannose esclusioni e segnala come amenità i rimedi proposti al Governo da certi relatori e da certe relatrici. Spezza poi uni lancia formidabile in difesa del senatore Calabrese, il quale — dice — può aver esorbitato nell’indicare i rimedi, ma ha detto verità inoppugnabili nel segnalare certa stampa come causa di corruzione.

Pur ammettendo l’utilità dell’intervento del legislatore in appoggio alle istituzioni private, Don Carlo San Martino, per propria esperienza, invocherebbe che fosse tolta la patria potestà ai genitori indegni di esercitarla e che i fanciulli sventurati venissero assicurati da contatti impuri, ricoverati in asili sicuri e assistiti magari fino all’età maggiore.

Da ultimo l’oratore è lieto di presentare alla straordinaria assemblea di benefattori e ai rappresentanti delle autorità il bilancio morale dell’Opera. La sintesi del codice imperante nel venticinquenne Istituto sta nel prevenire i mali fisici e morali con un trattamento igienico e una istruzione appropriata alle attitudini dei ricoverati. Dal nulla si è pervenuti al regolare funzionamento di quindici scuole di lavoro, delle quali sette per la sezione femminile. E anche aperta la via per gli studi ginnasiali, liceali e di agricoltura. La carità non può consentire il lusso di tesoreggiare; così in 25 anni si sono erogati più di due milioni, conservando a tutt’oggi un patrimonio di circa due milioni. Per gli oneri che ogni eredità porta seco, le risorse patrimoniali non consentirebbero che il ricovero d’una trentina di sventurati; ma le braccia si allargano per le prestazioni gratuite di generosi, per fiduciarie elargizioni di persone munifiche e per altre risorse provvidenziali: sicchè il numero dei ricoverati si aggira dai 200 ai 250 con una spesa settimanale di circa lire 2400.

L’oratore concluse con un ringraziamento ai Milanesi che hanno sempre amato l’Istituto pei Figli della Provvidenza e sentono, guardando al Cellulare, per quali vie si redima il fanciullo.

Sottolineato in molti punti con segni di viva approvazione, il discorso suscitò in fine una vera ovazione.

A questo punto il comm. Ercole Gnecchi, a nome del Consiglio Amministrativo, con belle e affettuose parole, presentò a Don Carlo San Martino una medaglia d’oro come memoria della giornata e come segno di riconoscenza verso l’illuminato fattore della istituzione.

Altra ovazione, poi ancora bella musica dei ragazzi, che fecero onore ai loro maestri Corio, Morlacchi e Chiesa.

L’autorità e i benefattori visitarono poi l’Istituto, esprimendo vivissimo compiacimento, specialmente per le fiorenti scuole di lavoro.

PENSIONATI OPERAI


Per i giovani operai, per la loro vita e per la loro educazione, non si fa mai troppo; in quante città operaie d’Italia, ci sono, ad esempio, i pensionati operai? I pensionati per giovani operai — realizzati così bene nei paesi tedeschi dal Gesellenvereine — non sono una novità neanche in Italia, per quanto nel campo nostro molto meno frequenti ed appoggiati di quanto il bisogno richiegga. Ricordiamo, per Milano, il Patronato operaio di via Cellini che meriterebbe di essere maggiormente conosciuto e sostenuto. Su larga scala si sta ora incarnando quest’opera a Brescia. Il pensionato per i giovani operai ha di mira che i giovani apprendisti venienti dalla campagna alla città per dedicarsi al lavoro industriale — fenomeno ormai che purtroppo non si può impedire — possano esser accolti in un ambiente morale e igienico. La missione del pensionato, in linea morale, consisterà nel curare che í giovani operai si rechino puntualmente al lavoro e ne ritornino nelle ore stabilite: nel tenersi informato della loro condotta e nell’interporsi presso i padroni in caso di conflitto per cercare amichevoli accordi: nel vigilare affinchè i giovani operai frequentino le scuole loro convenienti e nel tenersi informato del loro profitto e della loro condotta; nello sovvenire le famiglie, o chi le rappresenta, in caso di gravi mancanze, di malattie o disoccupazione, affinchè prendano i provvedimenti necessari: nel curare che i giovani operai pensino alla previdenza col risparmio. I pensionati non avranno ostacolato il diritto d’associazione, purchè naturalmente non si trattino di associazioni che avversino la religione e le istituzioni nazionali. Essi assisteranno a quelle istruzioni o conferenze o discussioni che si tenessero nell’istituto a loro coltura; e così pure frequenteranno le scuole del pensionato, oppure, col consenso del [p. 387 modifica] direttore, altre scuole serali cittadine loro convenienti. Nei giorni festivi, la direzione provvederà al loro sollievo ed eventualmente a visite di stabilimenti, musei, pinacoteche, ecc. In questo campo si istituiranno, potendo, scuole serali d’istruzione elementare, di disegno, di arti e mestieri. Si procurerà che siano tenute con frequenza lezioni e conversazioni di coltura, d’igiene, di materie tecniche e sociali da persone competenti e illustrate da proiezioni luminose. Si costituirà una piccola biblioteca con una tassa di L. 0.30 mensili. A quei giovani che si distingueranno per bontà di condotta e per profitto, potranno venire assegnati dalla Commissione alcuni premi, che potranno consistere anche in denaro, da accreditarsi sui conti individuali.

Iniziatore di quest’opera provvidenziale — annuncia l’Osservatore Cattolico — è Monsignor Cremosini, abbate di Pontevico, il quale ha avuto il concorso generoso del Banco Mazzola Perlasca. Il locale è situato alla estremità di via Tommaso Campanella e sarà pronto fra breve.

Per l’Asilo Infantile [Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


Per l’arredamento della cameretta medica.

N N. |||
 L. 5 ―
Contessa Luisa Casati Negroni |||
   » 20 ―
Monsignor Luigi Vitali |||
   » 20 ―

NB. — Nell’articoletto dello scorso numero su tale argomento, fra parechi errori di stampa, correggiamo i seguenti più gravi.

Non sanno forse salutare deve leggersi; non sanno forse valutare.

Non intuiscono deve leggersi: ma intuiscono.

Sa intessere piccoli premi deve leggersi: piccoli poemi.

CASA FAMIGLIA PER IMPIEGATE

70 — VIA MOSCOVA — 70.


Somma retro L. 6602 —

Donna Giulia Crespi Locatelli |||
   » 10 ―
Comm. Cristoforo Benigno Crespi |||
   » 25 ―
Signora Pia Crespi Travelli |||
   » 25 ―
Avv. Giuseppe Colombo |||
   » 10 ―
Circolo Femminile Luigi Rossari |||
   » 100 ―
(Continua)

Totale L. 6772 —


Contessa Beatrice Casati Casati. n. 10 lenzuola, seconda offerta.
Signorina Alice Banfi Gandini, un quadro all’acqueforte.
N. N., n. 55 utensili diversi per cucina.
Signora Carla Sebregondi, n. 22 stampe artistiche.
Marchesa Anna Visconti Casati, n. 10 scendi letti, seconda off.
N. N., un scalda bagno in rame, terza offerta.
N. N., una lampada a gas, terza offerta.
Signora Galante Maria, un tappeto per tavolo.
N. N., nolo d’un pianoforte.

VN. N., n 6 utensili per cucina.


Le offerte si ricevono ai seguenti ricapiti: Marchesa Anna Visconti Casati (via Borgonuovo, 5) — A. M. Cornelio (via Gesù, 8).