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74 IL BUON CUORE


bonara; formò quindi fervidi voti per il successore ed espresse devota riconoscenza a S. S. Pio X che si compiacque affidare la Missione ai Cappuccini lombardi elevandola a Vicariato Apostolico.

P. Gerolamo da Lomazzo, guardiano del convento di viale Monforte — autore della bella iscrizione sulla porta del tempio — volse il pensiero alla cara Eritrea per l’Italia campo di sacrifizio e d’eroismo; i confratelli vi accompagnano padre Camillo ed i suoi collaboratori colla preghiera e col voto che, secondo l’espressione del grande cardinal Massaia, mercè il vangelo vi trionfi la civiltà. Porge omaggio riconoscente al Cardinale ed ai vescovi; e comunica le adesioni telegrafiche del padre generale Pacifico da Seggiano, del vescovo di Treviso mons. Longhin (cappuccino egli pure), del bergamasco mons. Signori, nuovo vescovo di Fossano, del commendatore Schiaparelli, dei prevosti di Albino e di Verdello, di varie provincie cappuccine, e degli onorevoli Meda e Nava.

Monsignor Tei — frate Paolo della Pieve di Cotrone, predicatore in Vaticano per oltre quindici anni, fino al 1904 — si rivolge al cardinal Ferrari facendosi eco delle parole dette dal venerato nostro pastore sul pulpito. Al vescovo si deve rispetto, obbedienza, riconoscenza; chi non è col vescovo non è col Papa e chi non è col Papa non è con Cristo. «Voi dovete sentirvi confortato, in questi giorni, dall’esplosione generale d’affetto e di adesione di fronte ad accuse indegne. Eminenza, qui veggo vescovi, religiosi sacerdoti, popolo di Milano e di Lombardia e d’Italia; io invito tutti ad applaudire all’arcivescovo di Milano (applausi entusiastici). La vostra dignità, Eminenza, è superiore a tutte le offese; nessuna penna giungerà mai a portare col suo inchiostro una macchia sulla vostra porpora. Vi hanno assalito come vescovo, noi vescovi partecipiamo al vostro dolore (applausi fragorosi). Questi applausi di cuori a voi attaccati e per voi attaccati al Papa, salgono al cielo; solo l’insulto piega e cade in basso. Chi insulta il vescovo insulta a Cristo. Noi vogliamo la Chiesa quale Cristo l’ha istituita.....» (nuovi applausi).

Indirizzandosi poi a padre Camillo, monsignor Tei ricorda di avere cooperato all’istituzione della Missione Eritrea. Leone XIII a lui affidò la scelta dei primi missionari cappuccini. E ricorda pure come quando giunse a Roma l’oscuro telegramma fatale annunciante il disastro di Abba Garima, trovandosi egli appunto in Vaticano per la consueta predica quaresimale, questa terminata, il grande Pontefice lo chiamasse e stringendogli forte le mani gli chiedesse: «Ditemi, non avete nessuna notizia più precisa di quei poveri figlioli massacrati laggiù?... Padre Michele non ha telegrafato?... Troppo laconica è quella comunicataci; noi temiamo che il disastro sia maggiore....» Ho veduto piangere il Papa, quella mattina!... Alzò le mani al cielo e:«Poveri miei figli! Iddio vi chiami all’eterno riposo!» E quando da padre Michele da Carbonara arrivarono notizie dolorosamente più precise e diffuse, Leone XIII volle gli si scrivesse di suffragar ampiamente colle preghiere della Chiesa le anime dei caduti
e di soccorrere con ogni miglior modo i superstiti rendendo meno dolorosa la catastrofe terribile.

«Quei nostri poveri fratelli — prosegue monsignor Tei — son morti vittime del dovere; il loro dovere devon compiere gli altri italiani che laggiù vanno e voi, padre Camillo, co’ vostri compagni, ne sarete esempio....»

In seguito, A. M. Cornelio si fece interprete dei poveri del quartiere, presentando i loro auguri al nuovo Vescovo, vero ideale di bontà e di carità inesauribile. Ho imparato ad amare i cappuccini fin da fanciullo egli disse — sulle pagine dei Promessi Sposi, ed ancor oggi, quando vedo una bella barba di frate, mi par di scorgere il prototipo creato dal grande poeta lombardo, il padre Cristoforo. — Alludendo agl’inqualificabili attacchi della Riscossa e facendo eco alle ispirate parole di mons. Tei, esclamò: — Lasciamo gracidare i ranocchi nei lor pantani: noi tutti affermiamoci figli affezionati dell’eminentissimo Principe, che regge quest’Archidiocesi, e stiamo sicuri di esser così col Sommo Pontefice, con tutti i vescovi viventi e anche coi defunti (ilarità).... Sì, anche coi defunti: mi sovvengo di un vescovo illustre, il rimpianto Scalabrini, il quale in un’ora di dolore, stigmatizzando le esorbitanze di certa stampa sedicente cattolica, così sintetizzava la sua fatidica requisitoria: Guai se venisse un giorno in cui i vescovi fossero costretti al silenzio! — Dopo questa rievocazione, il Cornelio rivolge parole affettuose al Vicario Apostolico, dicendogli: Vi accompagnano sulle sponde africane i più fervidi voti dei vostri conterranei, di tutti i vescovi, di tutti i confratelli, di tutti gl’italiani che armonizzano in cuore i santi amori alla Religione e alla Patria.»

Mons. Radini.Tedeschi, confermando ciò che doverosamente ed eloquentemente dissero i precedenti oratori ed espressa la fiducia nel crescer dell’opera che in terra africana diffonde la civiltà e rende glorioso il nome italiano all’ombra della croce, insiste sulle parole di monsignor Tei al Cardinale arcivescovo; non solo all’alto dignitario ecclesiastico, ma anche alla persona di Carlo Andrea Ferrari va il plauso di tutti i vescovi di tutti i fedeli. Il Cardinale di Milano è, così per dire, un prisma: tutti i raggi ch’esso riflette sono smaglianti e puri. «Stamane gli ho portato l’omaggio non solo mio, ma di tutta la mia diocesi; in quest’ora difficile egli dev’esser lieto delle spontanee e generali manifestazioni a lui rivolte.»

Monsignor Cornaggia-Medici riafferma nell’ora attuale la venerazione del clero milanese verso il suo pastore e s’allieta della nuova splendida testimonianza che colla nomina di padre Camillo il S. Padre ha dato ai religiosi lombardi.

P. Camillo da Albino — d’ora innanzi monsignor Carrara — ringrazia commosso. Il cuor suo è lieto ed esulta non per la dignità conferita alla persona sibbene per l’onore che ne proviene all’Ordine cui ha consacrato la sua vita. Fa vibrare con vigorosa delicatezza la nota patriottica e religiosa; manifesta la vivissima riconoscenza sua e de’ suoi confratelli al Santo Padre; alle prove di benevolenza dategli dal Cardinale risponde: