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Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 39 - 23 settembre 1911.pdf/2

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306 il buon cuore
del paese di nascita, sia riconosciuta la cittadinanza, salvo il diritto di optare per quella italiana.

2.º che si facilitino l’acquisto ed il riacquisto del diritto di cittadino italiano a tutti coloro che italiani di origine, abbiano, durante la loro residenza all’estero, posseduto od accettato una cittadinanza diversa;

3.º che si estendano a tutti gli italiani di origine, appartenenti ad una diversa collettività politica, quelle facoltà e quei benefici proprii dei cittadini del Regno, che siano compatibili colla cittadinanza estera.

Come si vede il primo voto verrebbe a togliere ogni valore all’art. 4 del nostro Codice che afferma: è cittadino il figlio di padre cittadino. I voti suddetti coincidono press’a poco coi punti essenziali del progetto presentato dall’on. Scialoia sul medesimo argomento, che noi abbiamo decisamente combattuto perchè esiziale a parer nostro, per uno dei più vitali interessi della nazione.

Noi non abbiamo per esporre le nostre vedute in proposito, che a richiamarci ad un articolo che sull’argomento nel n. 2 del bollettino Italica Gens del corrente anno.

Noi ben conosciamo il conflitto che esiste fra la disposizione della nostra legge e quella di parecchi Stati americani: ma sappiamo altresì che agli inconvenienti maggiori, a quelli che potevano turbare gli interessi dei nostri emigrati, si è provveduto con speciali disposizioni; così quello relativo al servizio militare imposto ai figli degli italiani contemporaneamente da due Stati diversi, è stato, pur con grave sacrificio del nostro paese, in gran parte eliminato dalle disposizioni della legge 1º Luglio 1910, talchè, almeno per i paesi dove più numerosa risiede l’emigrazione italiana, non si ha più il fatto, molto lamentato, che figli di italiani non possono venire in Italia perchè vi sarebbero riguardati come disertori.

(Continua).

R. Venerosi.

OPERA PIA CATENA


Centoventi furono gli ammalati poveri, che poterono quest’anno usufrire della cura di Salsomaggiore per merito dell’Opera Pia Catena: l’ultima spedizione, in numero di 46, partì mercoledì scorso, accompagnata, come le altre, dal Medico-Delegato dell’Opera Pia, l’egregio dott. A. Faconti.

La memoria del Prevosto Catena non potrebbe raccogliere benedizioni più sentite e più generose, di quelle che noi abbiamo sorpreso sulle labbra di questi poveri, beneficati in suo onore.

PENSIERI


Si sciopera per i centenari e per gli anniversari, per i vivi e per i morti, per le nozze e pe’ funerali. Ogni occasione è buona — tutti d’accordo in questo, monarchici e repubblicani, anarchici e conservatori — per non lavorare e per far baldoria.

Religione


Vangelo della domenica quarta dopo la Decollazione


Testo del Vangelo.

In quel tempo vedendo il Signore Gesù lungo la strada una pianta di fico, si accostò ad essa, e non vi trovò altro che foglie, e le disse: non nasca mai più da te frutto in eterno. E subito il fico si disseccò. Avendo ciò veduto i discepoli, ne restarono ammirati, e dicevano: Come si è disseccato in un attimo? Ma Gesù rispose, e disse loro: In verità vi dico, che se avrete fede, e non vacillerete, farete non solo quel che è stato di questo fico: ma quand’anche diciate a questo monte: levati e gettati in mare sarà fatto. E ogni qualunque cosa che domanderete nell’orazione credendo, la otterrete.

S. MATTEO, cap. 21.


Pensieri.

Gesù, tornando da Betania a Gerusalemme, vide una pianta di fico ricca di foglie; vi cercò i frutti, non ne trovò e maledì l’albero che all’istante inaridì.

Questo si legge nel Vangelo che oggi la Chiesa propone alla nostra meditazione.

Meditiamo diligentemente la parola sacra, per trarne profitto e vantaggio spirituale.

Che produciamo noi, foglie o frutti? Siamo virtuosi o della virtù non abbiamo che le apparenze? Non riflettiamo che, con l’ipocrisia, si possono ingannare gli uomini, ma non si può ingannare Iddio?

E che Dio scruta nel profondo, giudica nell’intimo, pronunzia il suo verdetto sulle più nascoste contenzioni che inspirano gli atti umani?

A questo esame quali fra le nostre buone azioni rimangono tali?

Ed ora ramentiamo un’altra grave parola: a chi più sarà dato più sarà domandato e ricordiamo, tremando, i doni infiniti di Dio.

Di questi doni che abbiam fatto noi? Che ne facciamo? Come usiamo della nostra salute, della nostra cultura, della nostra agiatezza? E delle grazie divine, di quei misteri di misericordia, che noi solo sappiamo, che frutto rendiamo? E quando la voce santa del mandato da Dio risuonava vicino a noi, che conto ne abbiamo fatto? Siam stati fra quelli che han detto: Il Signore ci ha mandato il suo profeta; o fra coloro che han chiamata folle la parola di verità e degno di morte chi la pronunziava? O si potrebbe dire su noi un altra austera parola del Vangelo, che risuonò già sulle labbra divine di Cristo: se in Tiro e in Sedone fosser stati fatti i prodigi operati davanti a questo popolo esse farebber già penitenza nel sacco e nella cenere!?.. Oh, mio Signore, apri i nostri occhi, perchè noi si conosca il vero in tempo opportuno per poter riparare tutti i nostri errori, tutte le nostre colpe!