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Anno XI. Sabato, 3 Febbraio 1912. Num. 5.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Guglielmo Ferri. Come si fa la tratta degli schiavi in Tripolitania e in Cirenaica — Teresita Guazzaroni. La villa dalle cento fontane — L. Meregalli. L’origine degli Umiliati.
Religione. —B. R. Vangelo della domenica di Settuagesima — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Casa di riposo pei Ciechi vecchi.
Società Amici del bene. —Per il Vicario dell’Eritrea — Pei carcerati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Bibliografia — Diario.

Educazione ed Istruzione


Come si fa la tratta degli schiavi

in Tripolitania e in Cirenaica

Quando mi han condotto in una sala linda e spaziosa, tutta piena di aria e di luce, e mi han pregato di attendere il padre Apolloni, io che mi andavo figurando nella fantasia questo tipo di missionario e di educatore non me lo immaginavo molto differente da quello che egli è in realtà. Non sbaglio dicendo che egli è la simpatia personificata: non molto alto, fisonomia aperta e piacevole, occhi di un celeste chiaro, mobili e specchio sincero di tutto quello che si agita nell’anima di questo uomo, barba castana, folta e fluente fino al sommo del petto. Egli mi viene incontro, tendendomi la mano sorridente e subito mi domanda se abbiamo notizie dei suoi confratelli e dei suoi figlioli — com’egli chiama i suoi schiavi riscattati — dai nostri corrispondenti. Alla mia risposta negativa, leva sospirando gli occhi al cielo, esclamando: — Speriamo in Dio! — e poi mi domanda a che debba ascrivere la mia visita.

— Ecco: io desidero saper da lei che da ben otto anni esercita il suo apostolato d’amore a Bengasi, qualche cosa circa la schiavitù che si dice regni ancora in quelle regioni.


La piaga della Tripolitania.
— Altro che regnare, signor mio! E’ la piaga di quelle regioni: là si esercita la schiavitù con quella stessa forma con cui si esercitava secoli fa. Non è pubblica, è
vero, ma appunto perchè clandestina i poveri schiavi vanno soggetti ad ogni sorta di rigori, i più eccezionali, ad ogni specie di sorveglianza anche e il più delle volte armata.

— E chi è che esercita questo commercio infame?

— Sono i mercanti arabi della Cirenaica e in ispecial modo di Bengasi che guidano le carovane che si recano nel Wadai, nel Sudan, portando cotoni, chincaglierie, zucchero, vetri, fil di ferro che poi scambiano con avorio, penne di struzzo... e schiavi.

— Ma le autorità permettono un simile commercio?

— Le autorità? Ma le autorità sono le prime a vendere e a comprare schiavi e non solo permettono, ma esercitano il mestiere e ci guadagnano sopra. Vede? uno dei più forti incettatori di negri è il sultano del Wadai il quale è andato al potere per gl’intrighi e per le mene dei mercanti arabi che naturalmente vogliono in quei posti delle persone che siano d’accordo con loro e che non disturbino la loro professione.

— E di che religione sono questi incettatori di carne umana?

— Son musulmani: tutti musulmani, senza distinzione.

— E sono molti gli schiavi che vengono normalmente scambiati?

— Un’infinità. Il mercato di Abeker, la capitale del Wadai è sempre rigurgitante di schiavi. In massima parte sono ragazzi e fanciulli: uomini e donne in età già avanzata non s’incontrano che raramente. Essi sono legati gli uni agli altri con delle lunghe catene, anche i piccolini che non sono davvero in grado di fuggire e così sono esposti in vendita al migliore offerente. Ed è straziante vedere questi mercati di carne umana! vedere quei poveri esseri, anche loro creature di Dio ammonticchiati gli uni sugli altri, accoccollati in terra, i più con tracce di lividure su per la vita; vederli contrattare così freddamente, cinicamente come si trattasse di pecore o di buoi, vederli passare rassegnati dalle mani di uno a quelle di un’altro padrone, senza una parola di ribellione, senza un lamento, ma solo con un lampo di ferocia negli occhi mobilissimi e lucenti. Creda pure che è uno spettacolo che stringe il cuore e che commuove anche il più duro degli uomini: non quelle belve sotto aspetto umano. E talvolta accado-