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IL BUON CUORE 315


stro Figlio, di chiamarti a tale incarico e con queste Nostre Lettere ti scegliamo a Nostro Legato. Di tale Legazione ti fanno degno la tua singolare attitudine e la tua pietà, e siamo certi che adempirai al tuo mandato come è d’uopo, recando a quella frequentissima adunanza di buoni non solo il decoro della autorità pontificia, ma l’animo nostro eziandio infiammato del più e del meglio che concorra ad amplificare il culto del Sacramento divino. Ci struggiamo dì essere presenti alle sacre solennità, alle quali tu presiederai in nome Nostro; tanto esse si annunziano essere per riuscire magnifiche, splendide e piene di santa letizia. Tanto è il fervore di quegli uomini chiarissimi, i quali approntano le cose necessarie alla solennità, tanta la frequenza di cittadini religiosissimi, i quali vi spendono fatica e studio: tanta la grandezza e la dignità della metropoli, la quale, in giorni stabiliti, accoglierà, da ogni parte convocata, innumerevole moltitudine di fedeli, che gli onori alla Santissima Eucaristia riusciranno, come non mai, magnificentissimi e veramente trionfali. Per il che peculiari e altissime lodi Noi tributiamo al Carissimo Figlio Imperatore e Re Apostolico Francesco Giuseppe, il quale come è ferventissimo in religione è a Noi devotissimo, avendo favorito assai largamente il proposito del Congresso, si propone di illustrare le decretate solennità con lo splendore della sua Maestà; al cui esempio, le Serenissime Arciduchesse e le principali Dame dell’Augusta Casa con inenarrabile studiosa cura concorrono al felicissimo esito dell’Opera.

Il Convegno viennese pertanto sarà, come si prevede. insigne a gloria di Gesù Cristo: ma vogliamo che sia fruttuoso per tutti. Molto è, invero, che convengano, in grandissimo numero, i buoni a contemplare il Mistero Eucaristico e che dessi implorino di diventare ogni giorno migliori.

Se non che coloro i quali venerano con perfezione questo Sacramento di carità non si devono contentare di procacciare la propria utilità soltanto, così da non curare la salute di altri, i quali non sono in comunione di questo divino Nutrimento o per ignoranza o per negligenza o per fastidio che ne abbiano. Veggano quanto sia, con pericolo, inferma la umana società e di quanto torpore di ogni virtù languisca segregandosi da Colui il quale solo la può curare: mentre che il suo immenso amore verso gli uomini, autore di questo Sacramento, lo tiene in perpetuo nascosto sulla terra.

Bramiamo adunque che a questo i buoni tendano, a questo mirino con ogni industria, cioè che dalla Eucaristia come da propria fonte ubertosissima, la vita di Gesù Cristo penetri più largamente, non solo nell’anima dei singoli e nei costumi privati, ma nelle istituzioni dei popoli ed in ogni ordine di cittadini.

Imperocchè non si può o vivere virtuosamente in privato, o attendere alla difesa dell’ordine pubblico, se la divina forza della religione e non infreni i moti disordinati degli animi e non persuada a disprezzare i beni caduchi in aspettazione degli immortali. Noi pertanto al vostro consiglio, all’industria vostra sopratutto raccomandiamo la gioventù, la quale, essendo la speranza del tempo avvenire, non è maraviglia se è presa
specialmente di mira dai nemici della Croce di Cristo o con la fallacia della dottrina o con le lusinghe dei piaceri dei sensi.

Giova tuttavia sperare che quanti giovani interverranno al Congresso viennese, tanti in avvenire conservino, in perpetuo, in ogni azione della vita, la cattolica professione e strenuamente la difendano. Il divino Redentore degli uomini, le cui infinite lodi verranno celebrate da molti egregi oratori, la cui misericordia sarà implorata con suppliche solennissime, Colui il quale niente di più brama che di consolare coloro i quali soffrono e sono oppressi, certamente sopra cotesto Congresso effonderà la efficacia dei suoi doni. Dei quali sia auspice la Benedizione Apostolica che a te, diletto Figlio Nostro, e a tutti coloro i quali converranno al medesimo Congresso, e in prima all’Augusto Imperatore e alla Serenissima Sua Casa con grandissimo amore, impartiamo».

Dato a Roma — presso S. Pietro — il XV di Agosto MCMXII del Nostro Pontificato anno X.

Sale quindi alla tribuna il Cardinale Legato, accolto da grandi applausi. Egli parla con voce chiara, con fervore oratorio ed è spesso applaudito, sovratutto quando mette in rilievo la vera natura dei Congressi Eucaristici. L’accenno ai Turchi e alla vittoria di Vienna è calorosamente applaudito. Ecco un sunto del suo discorso, un vero capolavoro del genere.

«Se il Pontefice — egli ha detto — non potrà essere personalmente in mezzo a noi e non potrà mirare con i propri occhi questa imponente dimostrazione di fede, questa glorificazione del SS. Sacramento, però Egli è in questo momento presente con le parole che egli stesso mi ha confidato e che io poco fa vi ho trasmesso. Da tali parole avrete rilevato quale sia la cosa che al Santo Padre sarà più gradita in questo Congresso. Ciò che più gli è gradito, lo avete udito, sono i frutti, i frutti duraturi che questo Congresso dovrà lasciare nelle vostre anime».

Ed il Cardinale ha ribadito i concetti espressi dal Pontefice, tracciando i profitti che dal Congresso dovranno ricavare così i giovani, come gli uomini maturi, i genitori ed i sacerdoti ed ognuno a qualunque condizione appartenga. Dicendo poi dell’esempio offerto dalla Casa regnante, il Cardinale ha ricordato come il fondatore della casa stessa sia stato quel Rodolfo d’Absburgo, che avendo incontrato un sacerdote che portava il Viatico ad un infermo, scese subito di sella, si prostrò dinanzi al Sacramento e fece montare il sacerdote in sella donandogli il destriero.

Ha ricordato poi come durante l’assedio di Vienna del 1693, i cristiani trovarono nella SS. Eucaristia forza e coraggio contro i Turchi. Innocenzo XI mandò all’esercito che doveva liberare Vienna un santo padre cappuccino, Marco d’Aviano, il quale con parola ispirata decise il consiglio di guerra ad attaccare i Turchi assedianti, incitò i soldati alla battaglia, ascoltò la loro confessione, celebrò il giorno appresso sulle alture di Kahlemberg, prima dell’inizio della battaglia, la santa