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Anno XI. Sabato, 23 Novembre 1912. Num. 44-47.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




I numeri 44, 45, 46 e 47 del “Buon Cuore„ non si sono potuti pubblicare per lo sciopero degli operai tipografi.

SOMMARIO:


Religione. —Vangelo della Domenica seconda d’Avvento. — Monsignor Luigi Nazari di Calabiana. Arcivescovo di Milano.
Necrologio. —Rodolfo Sessa — Donna Gina Dell’Orto ved. Maestri Appiani d’Aragona.
In memoria del Prevosto Catena. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.
Società Amici del bene. —Provvidenza materna.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.


I MORTI

1912.1


Oggi è il giorno consacrato alla memoria di tutti i fedeli defunti: è un giorno a un tempo mesto e solenne.

Qualcuno ha detto: le campane del 2 Novembre hanno delle lagrime nei loro rintocchi: io prendo queste parole per commentarle: hanno delle lagrime nei loro rintocchi; ma non sono soltanto lagrime di dolore; sono insieme lagrime di amore e di speranza.

Sono lagrime di dolore. Ci richiamano i giorni in cui abbiamo perduto i nostri cari, i giorni in cui si sono spezzati i vincoli che ci univano ad essi: ci richiamano le ansie, le trepidazioni, le alternative tra le speranze e i timori che precedettero la morte, lo schianto dell’ultima separazione, la morte, i funerali, il sepolcro!

E’ un padre, una madre, son fratelli, sono amici: quanti son già partiti! Per molti la famiglia è più di là, che di qua: il cimitero è divenuto la nostra casa!

  1. Questo breve discorso venne fatto il 2 novembre nell’Oratorio dell’Istituto dei Ciechi di Milano.

E nessuno è escluso da questa dolorosa necessità. Al cimitero vanno tutti, perchè tutti al cimitero hanno dei loro morti: i grandi, i piccoli; i ricchi, i poveri; i credenti e anche quelli che non han più fede.

Il giorno dei morti è bello, è commovente, nei paesi di campagna: dopo la solenne funzione del giorno di tutti i Santi, tutta la popolazione raccolta nel Tempio si avvia in processione al camposanto, alternando preghiere e mesti canti. I vivi si aggirano in mezzo alle tombe dei loro cari, che tutti hanno conosciuto, che tutti ricordano; si rivive ancora un po’ tutti insieme, e vivi e morti.

Lo spettacolo dei Cimiteri il dì dei morti nelle città è solenne, è imponente, ma è meno devoto, meno sentito: tutti vanno, portano un fiore, accendono un lume; ma per molti è più una parata, una moda; nessun pensiero religioso aleggia sul loro capo, vive nel loro cuore; è un ritrovo, una rivista, una curiosità...

Anche l’Istituto, nel periodo poco più lungo di un anno, ha portato il suo tributo alla morte: nell’agosto dell’anno scorso moriva, dopo breve malattia, improvvisamente, l’Economo Ghisi: nel mese di Novembre ci era tolta la nostra compagna, la Carizzoni: nel mese di Settembre di quest’anno moriva il Dottor Brera, che tanto amava l’Istituto; e son poche settimane che ci fu tolto anche il vostro compagno Pacchiana; aveva fatto con noi la campagna a Binago: i parenti lo vollero a casa nei quindici giorni tra il ritorno da Binago e il principio dell’anno scolastico: lo vidi alla fine di Settembre, nel giorno in cui, vestito della divisa di sortita, si apparechiava ad andare a casa: era grasso, rosso, tondo, e... piangeva: non voleva andare a casa... Era presentimento? Dopo pochi giorni arriva la notizia: colpito da meningite il Pacchiana è morto!

Piangiamo; son giuste le lagrime del dolore.

* * *

Ma colle lagrime del dolore vanno miste altre lagrime; le lagrime della speranza e dell’amore. I nostri cari sono morti, ma non sono perduti; sono partiti, ma non cessarono di esistere; il loro corpo è nel sepolcro, ma l’anima loro è immortale.