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348 IL BUON CUORE


Monsignor LUIGI NAZARI

di CALABIANA

Arcivescovo di Milano


Onoranze pel trasporto della Ven. Salma da Gropello al Duomo di Milano.

13-14 Novembre 1912



La Commissione

† Giovanni di Dio, Vescovo di Famagosta, Ausiliare di Milano.
Mons. Dott. Francesco Balconi, Arciprete del Duomo.

» Gaetano Pozzi, Can. della Metropolitana.

» Alessanbro De-Giorgi, Rettore dei Seminari.

Paolo Rossi, Arciprete del Duomo di Monza.

Sottocommissione Esecutiva

Rev.mo. Giuseppe Polvara, via S. Sepolcro, 2
M. R. Can. Eugenio Roncoroni, Sant’Ambrogio, 53
»  »  » Gaetano Pellegrini, Corso Venezia, 45

Sede della Sottocommissione esecutiva: Via S. Sepolcro N. 2


Dolci rievocazioni:

Un fiore su quella Venerata Tomba



Note gentilmente favoriteci dal Rev.mo Mons. G. Polvara.

* * *

Luigi Nazari dei conti di Calabiana nacque in Savigliano il 21 luglio 1808 da famiglia tra le più illustri del Piemonte e molto benemerita per virtù civili e religiose. Vestì, giovanetto ancora l’abito ecclesiastico nel seminario di Brà, e frequentò l’università di Torino, conseguendo le laure in filosofia e teologia. La prima S. Messa venne da lui celebrata nella natia Savigliano il 29 maggio 1831. Le sue preclari doti di mente e di cuore lo misero tosto in vista nella Reggia Carlo Alberto lo nominò suo Elemosiniere. Andato in seguito a stabilirsi a Savigliano, investito di un canonicato di famiglia, ivi si diede ad esercitare il ministero sacerdotale con zelo, prudenza, dignità e dolcezza così da conciliarsi l’affetto e la stima di tutti. Carlo Alberto aggiunsegli oltre quella di Elemosiniere di corte la carica di Amministratore delle opere di pubblica beneficenza e riformatore degli studi. A proposito di quest’ultimo ufficio è scampato al naufragio in cui sono andate perdute e disperse le carte private dopo la morte dell’illustre Arcivescovo, un vecchio diploma di idoneità, autografo rilasciato da lui ad un insegnante, che rivela da sè con quanta cura e acuta saggezza, egli attendesse alla amministrazione regolare dell’insegnamento pubblico e vegliasse alla disciplina morale degli insegnanti.

Più volte la Corte si servì dei suoi uffici per delicati e importanti affari, e più volte il canonico Calabiana fu sollecitato ad accettare un vescovado del Piemonte. La onorifica proposta, anzi che sedurlo lo sgomentava, e dopo ripetuti rifiuti, fu necessario che Carlo Alberto, proponendogli il vescovado di Casale, desse al suo desiderio il carattere più di comando che di invito per vincere le ritrosie. Per mezzo del ministro Avet il Re gli faceva dire: essere persuaso che avrebbe questa volta saputo conciliare coi suoi sentimenti i doveri che lo vincolavano alla Chiesa, al Paese, alla Corona.

* * *

Il R.mo Canonico di Calabiana il 6 giugno 1847 fu consacrato Vescovo in Roma, e il 22 agosto in mezzo alla più festosa accoglienza faceva il suo ingresso in Casale. Alcune parole della sua omelia in quella circostanza, pronunciate nella cattedrale, meritano di essere ricordati. In quelle parole il vescovo caratterizzava sè stesso:

«Anticamente la parte del Vescovo era opporsi in faccia ai contradditori, pugnare per gli altari e dare per essi la vita: e vedendo tornare inutile ogni resistenza, ritirarsi in fondo al Santuario ed umiliato nella polvere supplicare il Signore di avere pietà dei suoi figli e illuminare coloro che volontariamente si precipitano nelle ombre della morte. Ma nei tempi che corrono ben altra è la parte del Vescovo. Egli deve intendere questi movimenti degli intelletti e dei cuori; capitanare queste spedizioni sui campi della verità e dell’amore: informarvi lo spirito dell’umiltà; della religione; avvisare ai pericoli, scrutare nell’intimo ogni novità confermarle senza passione se buone: riprovarle senza timore, se cattive».

La confidenza e la stima che lo avevano circondato a Savigliano, non vennero meno, ma si conservarono e crebbero sempre più a Casale. Piaceva sopratutto la sua affabilità, l’interesse ch’egli prendeva delle cose cittadine, l’avvicinarsi, il confondersi con tutte le classi sociali, l’incoraggiarne gli intenti, il dividerne le speranze, l’aiutarne gli sforzi, applaudirne i risultati. Oltre al governo spirituale saggio e proficuo monsignor Di Calabiana procurava due insigni benefici a Casale: la fondazione del Ricovero di Mendicità e il restauro della Cattedrale. Della prima impresa Egli si fece iniziatore, aprì una sottoscrizione, ne perorò la causa nella seduta della Congregazione dello spedale il 3 febbraio 1848 e mercè il suo largo concorso Casale fu dotata della benefica istituzione. Circa il restauro della Cattedrale, per impedire che prevalessero alcune progettate riforme secondo le quali alle antiche linee lombarde si voleva sostituire una raffazzonatura artificiosa di gusto moderno, egli avocò a sè ogni cosa, ricorse ai dotti in materia e ristabiliva al culto e all’arte lombarda la bella basilica di Luitprando. Il suo contributo pecuniario anche qui fu decisivo per la riuscita dell’impresa.

Nella beneficenza era larghissimo, ma non voleva rumore: studiava i mezzi perchè il bene compiuto arrivasse a sollievo del bisogno senza che fosse possibilmente avvertita la mano benefattrice. Gli istituti di carità casalesi lo avevano patrono e benefattore; quando difettava di danaro aveva il soccorso del conforto, l’aiuto valido del consiglio e delle sue forti influenze. Nel 1849 quando gli austriaci invasero il Piemonte, i cittadini di Casale per ben due giorni sostennero Furto del nemico, ed anzi più volte uscendo dalla città ne misero in fuga le schiere numerose. Il Vescovo che era in Torino, accorse subito a Casale per dividere il pericolo di quei giorni coi suoi figli e fu efficacissima l’opera sua nel confortarli e rassicurarli.