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Anno XII. | 12 Luglio 1913. | Num. 28. |
Giornale settimanale per le famiglie
IL BUON CUORE
Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE
Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena
E il tesor negato al fasto Manzoni — La Risurrezione. |
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La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
Rosmini — Opere spirit., pag. 191.
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Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.
SOMMARIO:
Necrologia comm. rag. Giovanni Silvestri. — Comunicato.
Religione
NEL CENTENARIO VERDIANO
La religiosità del Maestro
L’assiduo bussetano, che volle accennare alla ferma fede cattolica del Verdi, che qualche episodio della vita del maestro, e qualche espressione delle sue lettere potrebbero forse mettere in dubbio, ha risollevato una questione, sulla quale non è certo male che il pubblico italiano — appunto prendendo occasione da questa ricorrenza centenaria — sia più chiaramente illuminato.
Si tratta di fatti riferiti da persone che avvicinarono il maestro di avvenimenti che tutti ricordano, che possono aver facilmente ragione di parole, specie quando si pensi che il rude e forte uomo non era tale da troppo diffondersi a rivelare con frase sottile le delicate sfumature dell’animo suo.
Ecco anzitutto una lettera diretta da Arrigo Boito, che, come tutti sanno, godette di invidiata fraterna intimità con Giuseppe Verdi, a Camillo Bellaigue, il notissimo critico musicale della Revue des Deux Moncles. La lettera, datata dalla vigilia di Natale, così si esprime: «Ecco il giorno dell’anno che gli era più caro. La vigilia di Natale gli rievocava le sante magie dell’infanzia, gli incantesimi della fede che è veramente celeste quando si eleva sino a credere al prodigio. Egli aveva perduto come noi tutti tale credulità per tempo, ma forse più di noi ne conservò un profondo rispetto per tutta la vita. Egli ha dato l’esempio della fede cristiana con la solenne bellezza delle sue opere religiose, con l’osservanza dei riti (ti ricordi della sua bella testa inchinata nella cappella di Sant’Agata?) con il suo illustre omaggio a Manzoni, e con le disposizioni per i funerali trovate nel testamento: un prete, un cero, una croce».
«Sapeva che la fede è sostegno dei cuori e offriva sè stesso in esempio ai lavoratori dei campi, agli infelici, agli afflitti che lo circondavano. Ma si offriva senza ostentazione umilmente, severamente, per essere utile alle loro coscienze. E ora bisogna chiudere questa inchiesta. Andar oltre mi condurrebbe lontano attraverso i meandri di una ricerca psicologica in cui la sua grande personalità non avrebbe nulla da perdere, ma in cui io temerei di smarrirmi. Nel senso ideale, morale, sociale era un grande cristiano ma bisogna guardarsi bene dal presentarlo come un cattolico nel senso politico teologico della parola. Nulla sarebbe più contrario alla verità».
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