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218 IL BUON CUORE


lanova d’Arda, da lui fondato e dotato. Il maestro era lieto di aver concentrato il servizio religioso dell’ospedale nelle mani di uno zelante sacerdote di San Pietro in Cerro. Parve al maestro che le labbra del Boito, eternamente sorridenti, consentissero con una punta di scetticismo al suo entusiasmo. E, gravemente: Caro Boito, — disse — non v’è da ridere. In un ospedale è altrettanto necessario il medico per il corpo, che il prete per lo spirito... E, volgendosi al dottore che seguiva la visita: Non è vero? Certo, certo... E il maestro rincalzando: — A proposito, dottore, anch’ella va sempre a messa alla festa? Più oltre, entrando nella cappelletta, Boito lo precede, e non sí accorge che all’altare brilla la lampada vigilante il «Santissimo». Boito, distratto, come spesso accade ai musicisti, tiene il cappello in capo. E Verdi, subito lo raggiunge: «Boito, non vedi che che c’è il a Santissimo a! Giù il cappello!». E paternamente gli toglie la paglietta e gliela mette tra le mani. Per le suore, che egli chiamò alla gestione dell’ospedale, ebbe un vero entusiasmo: ad un amico di Piacenza scriveva: «Costoro non sono donne: sono creature del cielo. Sono eroine al sacrificio. Dove appaiono le ali del candido cornetto ivi il dolore si calma e le angosce si attenuano...». Accenniamo soltanto alla cappella eretta pér suo volere anche nella Casa di riposo pei musicisti, da lui fondata, ricordando che là egli volle anche dormire l’ultimo sonno. Anche questa capella fu dal maestro allestita perchè ai suoi ospiti non mancasse il conforto della religiosità negli anni meno lieti della vita. Del resto, specialmente dopo la morte della moglie Giuseppina Strepponi il sentimento religioso di Verdi andava vieppiù rnanifestandosi anche nelle forme esteriori: e lo può attestare una lettera riferita dal Giarelli, a lui diretta dall’arciprete. Baratelli di San Nazaro Monticelli, confinante colla residenza verdiana di Sant’Agata. In essa si dice: a Ti posso assicurare che il sublime Verdi, va, di per sè, vieppiù riaccostandosi a Dio. E non poteva non essere. Tale è la sorte dei geni. E Verdi ne è oggi uno dei più eccelsi. Ed è nostro: è italiano! è piacentino! E va in chiesa! Gloria a lui!». Che il maestro sia morto cattolicamente, assistito dall’indimenticabile don Adalberto Catena, tutti ricordano, ma un episodio meno noto è quello, che fu del resto riferito dai giornali del tempo, per cui il Verdi dedicò l’ultima sua attività ad un soggetto religioso. Già i pezzi sacri pareva avessero messo il termine alla luminosa carriera del grande, quando all’indomani del regicidio di Monza il Verdi ebbe un Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia dei Ragazzi.

momento l’idea di musicare la preghiera di Margherita Regina. E il i6 agosto del i goo egli scrive da Sant’Agata ad una’ gentildonna milanese sua amicissima: «Cara signora, atterrito dall’infame tragedia di questi giorni, non ho avuto testa per rispondere subito alla sua lettera. Su quanto ella propone, fu anche mio desiderio di fare: ma io sono mezzo ammalato e mi è impossibile qualunque occupazione. La preghiera della Regina, nella sua alta semplicità pare scritta da uno dei primi Padri della Chiesa. Inspirata da un ’profondo sentimento religiosa, ha trovato parole così vere e d’un colore così primitivo, che è impossibile uguagliare colla musica, tanto ricercata e gonfia. Bisognerebbe riportarsi a tre secoli indietro, a Palestrina. — G. Verdi». Or bene, la sera avanti che l’attacco apoplettico, lo colpisse, il Verdi, seduto al pianoforte, colla preghiera infissa nella fessura del coperchio della tastiera, e con espressione ispirata, suonò per alcuni minuti, cercando le note per la preghiera della dolente Regina. E là rimase quella preghiera, testimonio di un ultimo atto, che la grande anima aveva compiuto, tentando ancora di associare la sua arte sublime agli ideali altissimi della religione e della patria. (c. a.)

Vangelo della 9a domenica dopo Pentecoste

Testo del Vangelo. In quel tempo,men tre intorno a Gesù si affollavano le turbe per udire la parola di Dio, egli se ne stava presso il lago di Genezaret. E vide due barche ferme a riva del lago; e ne erano usciti i peseàtori, e lavavano le reti. Ed entrato in una barca, che era quella di Simone, lo richiese di allontanarsi alquanto da terra. E stando a sedere, insegnava dalla barca alle turbe. E finito che ebbe di parlare, disse a Simone: Avanzati in alto, e gettate le vostre reti per la pesca. E Simone gli rispose, e disse: Maestro, essendoci noi affaticati per tutta la notte, non abbiamo preso nulla; nondimeno sulla tua parola getterò le reti. E fatto che ebbe, questo, raccolsero grande quantità di pesci; e si rompeva la loro rete. E fecero segno ai compagni, che erano in altra barca, che andassero ad aiutarli. Ed andarono, ed empirono ambedue le barchette, di modo che quasi si,affondavano. Veduto ciò, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: Partiti da me, Signore, perchè io son uomo péccatore. Imperocchè, ed egli, e quanti si trovavan con lui eran restati stupefatti della pesca che avevan fatto di pesci. E lo stesso era di Giacomo e di Giovanni figliuolo di Zebedeo, compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: non temere; da ora innanzi prenderai degli uomini. E tirate a rive le barche, abbandonata ogni cosa, lo seguirono. S. LUCA, cap. 14.