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42 IL BUON CUORE


Te sola dall’angue nemico Non tocca, nè prima; nè poi; Dall’angue, che appena su noi L’indegna vittoria compiè. Traendo l’oblique rivolte, Rigonfio, e tremante, tra l’erba Sentì, sulla testa superba, Il peso del puro tuo piè. Epperò, quasi per una suggestiva associazione ascetica e poetica di idee, la mia mente ora ritorna ancora là sulle Alpi, in quel sublime istante di Fede e di Pietà; dove, ben si direbbe (divenuto concreto l’infinito candore verginale che dal simulacro santo si espande e afferma, dentro il cielo, nell’acre terso, sconfinato), il finito e l’infinito pare si tocchino. Così che il passato, il presente, l’avvenire; storia e profezia, mistero e rivelazione, l’immanenza e il divenire, mi stanno davanti; centro Maria, tempio la cerchia algente del Monte Bianco:...... Nell’alto! dove il inondo si strema in un’acuta vertiginosa nostalgia de’ cicli!

Eminenza, ès pettacolo? o è visione? La mente e il cuore, attesi in quest’ora della Patria e della Chiesa tutta militante, in questa età tragica, orridi i presagi, gli eventi, le sorti dei popoli, la cuspide verginale, nitore su le illibate distese candide, splende divina, noi pure ci prostriamo: benedite, Principe Eminentissimo, la preghiera nostra. — •» Là, da quella vedetta, Maria, in alto, tanto nell’alto! Tu, difesa degli altari e de’ lari, della stirpe de’ nostri padri, scudo de’ figli nostri, le armi al piede, vigilanti, gli sguardi su le non più «mal vietate Alpi», nel sonno i nipoti sognanti le aurore placide e rosate! Qual ti vide il Profeta, Maria, qual ti vide il Poeta d’Italia ’con Fede uguale, Ti scorgo, scolta eterea, vedetta taumaturgica: Inclita come il sol, terribil come Oste schierata in campo. (**) In tanta elevazione, spiriti invisibili, in quel regno di ipace: «Pace, pace, paci!» pare invochino, fattasi concreta l’idea in quell’immensa regione di silenzio. La Vergine votiva delle guide, pie e forti, più d’essi e per.essi, affronta l’ire delle tempeste, l’orrenda rovina

delle folgori, l’urto delle tormente, il lacerante rimh )mbo delle travolgenti valanghe. Torna lo zaffiro, tornano i candori. Il Sole Ti illumina dorato. Tua cattedrale, Maria, sono le cime più elevate e più caste d’Europa, le vette che fanno corona e spaldo all’Italia. Ecco a Te vicina la bella cima, dalla Fede allotroga, ab antico, battezzata «La Vesgine»; argenteo candelabro rifulgente al piede del tuo altare, ecco «L’Aguglia Bianca»; e, in sacerdotali stole castissime, quasi adoranti, «Les Argilles d’Aver» "e la «Signe». Le immacolate visioni si levano, quali nell’alta tua mente, o Ambrogio, santo nosordide vestigle del pastro -- recenti lé pano impero e le vestali romane, — vagheggiavi Tu un ideale tempio di purezza divina nell’opera tua: Le Vergini. Passarono i secoli, si succedettero le dadi immani di evi barbari e.di concussioni efferate, ma; più terse, dallo sfondo della storia irruente, fremente, dissipata, o neopagana, la turba che è.... «mondo», le nivee bellezze, virtù splendenti, ricorripaiono attorno alla Vergine santa; visioni e realtà, sacre alle memorie lombarde: Marcellina, Ambrosia e Giusta e Grata, piamente altere del deposto diadema principesco. Esse, in voce ancora, Ti pregano. Vergine delle Vergini, e ripetono: — ((Pace, pace. pace!» Eja, Maria! Eja, eja: Or che la pace e un povero niente dilacerato fra un tumulto d’ire sbrindellato dal piombo; or che si mostra ()lini umana virtù sol ne ’l morire e in far morire; or che l’amare è assente, come non più tu sei. (*) Eja Maria! Or fanno venti secoli, che dal cielo Gli Palestina per entro i zaffiri luminosi ne giunsero gli Osanna! all’Apportatore della Pace, Egli Re dei Re. L’umile Signor dei dì venturi. (**) Tu, Madre sua, Tu del dì presente Signora, Tu del futuro Regina Celeste. — Eja, Maria! FINE. (*) Giovanni Bertacchi. Al nome dei Segato. (**) Corrado Corradini. La buona novella. XXIV Canti con tre tavole di Leonardo Bistolfi. Fratelli Treves, PIERO MAGISTRETFI. 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111IM

(*) A chi, con tanta competenza e dottrina storica, cerca di penetrar l’argomento, vorrei dire che le preoccupazioni venivano, a anime rettissime; per la parte presa, in senso negativo alla definizione dommatica, dall’abate Giovanni Emanuel. Ma di lui però leggo, dettato da un saggio contemporaneo, ti necrologio: «Professore di Studi Biblici nel Seminario di Pavia, espose la sapienza apostolica e gli arcani profetici core Apostolo e come Profeta... Non muto nel silenzio, fu come colui che raccoglie i grappoli dopo la vendemmia.» ("I A. Manzoni. Il nome di Maria. Strofa ultima.

La via delle Chiese in Milano (Continuazione del numero 5).

Santa Eufemia. Modesta nell’aspetto. ma pregevole’ per antichità, è la vicina Chiesa di S. Eufemia. Essa venne fondata nel IV secolo dal Vescovo Senatore, che aveva lì vicino la propria abitazione..