Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/105

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Nel midollo de’ fasci, e a forza poi
De l’acqua stessa, e de lo sciacquamento,
E de lo scuoter con la man gagliarda,
Quel viscidume, e la tintura insieme
Spariranno in gran parte, e ne vedrai
Sorger il fascio candido, e pulito:
Ma diligenza usar convien non poca,
E la fretta lasciare a chi s’abbrucia.
Sappi, che sebben anco lividotta,
Sebben fosca la canape rimagna,
Ella è però sì forte, e di tal peso,
Che non la cede a quella, che d’argento
Rassembra, e macerò l’acqua più pura.
Fin qui ’l maceratojo io t’ho dipinto,
E l’acqua, e gli altri necessarj arnesi,
Ma non ancor de l’arte, che usar dei
Nel riporre i tuoi fasci, e nel cavarli,
Quanto convien per tua dottrina, ho detto.
Or senti, e fa, ch’ogni artifizio apprenda.
Il carro, ed i giovenchi a questa buca,
De la tua merce i portator saranno.
Giunti che sieno su l’erbosa riva,
Ti ferma, e i tuoi garzoni a scaricarne
Il peso metti, e a preparar l’imbarco.
Uno, e due, al più, di sola camiciaccia
Coperti, giù scendendo, destramente,
Del guado il fondo tenteran col piede,
E giù premendo fino a l’imo letto,
L’altezza tutta ne scandaglieranno.
Basta che dal bellico in giù rimagna
Sepolto l’uom, e di lì in su si veggia.
I fasci allora porgeransi a lui;
Ed esso deporralli a la distesa