Pagina:Il crepuscolo degli idoli.djvu/161

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FEDERICO NIETZSCHE

stanza per la libertà; uomo tollerante non per debolezza, ma per forza, perchè sa trarre vantaggio da ciò che sarebbe la perdita delle nature medie; uomo per il quale non esiste più niente di proibito, salvo pertanto la debolezza, ch’essa si chiami vizio o virtù... Un tale spirito liberato, appare al centro dell’universo, in un fatalismo felice e fiducioso, con la fede che non c’è di condannabile altro che ciò che esiste isolatamente, e che, nell’insieme, tutto si risolve e si afferma. Egli non nega più... Ma una tale fede è la più alta di tutte le fedi possibili. Io l’ho battezzata col nome di Dionisio.


50.

Si potrebbe dire che, in un certo senso, il diciannovesimo secolo si è sforzato verso tutto ciò che Goethe aveva tentato di raggiungere personalmente, una universalità che comprende e che ammette tutto, una tendenza a dare accesso a tutti, un realismo ardito, un rispetto del fatto. Da dove viene che il resultato totale non sia un Goethe, ma un caos, un sospiro nihilista, una confusione in cui non si sa dove battere la testa, un istinto di sfinimento il quale, continuamente, nella pratica, spinge ad un ritorno al diciottesimo secolo? (— per esempio sotto forma di sentimento romantico, di altruismo e d’ipersentimentalità, di femminismo nel gusto, di socialismo nella politica — ). Il diciannovesimo secolo, finendo non sarebbe dunque che un diciottesimo secolo rinforzato e indurito, altrimenti detto un

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