Pagina:Il crowdsourcing tra necessità di coordinamento e perdita di controllo.djvu/31

Da Wikisource.

su un sistema di obbligazioni reciproche (specifiche o generalizzate). Il capitale sociale si manifesta in diverse dimensioni a seconda che il gruppo sociale sia influenzato da forze di bonding (tendente a capitale sociale esclusivo) o di bridging (tendente a capitale sociale inclusivo). Nel primo caso il capitale sociale contribuisce al rafforzamento dell’identità e della solidarietà interna al gruppo; nel secondo caso il capitale sociale favorisce la circolazione di informazioni e crea unioni tra gruppi sociali differenti (Maistrello, 2007, 97).

1.10. Le comunità di pratica

Grazie alla democratizzazione dei mezzi di produzione e diffusione dei contenuti, le persone diventano quello che Dan Gillmor ha definito ex-pubblico o ex-audience, ovvero “persone che partecipano riuscendo spesso a cambiare lo svolgersi di un evento” (Shirky, 2008, 8).
È in atto un passaggio sociale a ciò che Anderson definisce produttivismo partecipativo. Secondo Jeff Howe, il crowdsourcing sarebbe solo una delle manifestazioni di un grande movimento di democratizzazione del commercio, dove le persone più che essere consumatori passivi preferiscono partecipare in maniera significativa allo sviluppo e alla creazione di prodotti che considerano di valore. Le persone si trasformano da semplici consumatori a prosumers, neologismo creato dall’unione tra la parola producers e la parola consumers. Un prosumer è un utente che da passivo diventa attivo. Il termine prosumers è stato coniato nel 1980 da Alvin Toffler quando, nel suo libro “The third wave”, pronosticò che in un mercato saturo di prodotti di massa standardizzati, i consumatori avrebbero voluto cominciare a esercitare un controllo maggiore sulla creazione dei prodotti da loro consumati.
Grazie a quella che Tim O’Reilly definisce architettura della partecipazione (Shirky, 2008, 15) (la possibilità diffusa di accedere a risorse prima riservate a specifiche classi professionali) permette alle persone di organizzarsi in comunità di pratica. Il sociologo Etienne Wenger definisce una comunità di pratica come “un gruppo di persone che conversano su un particolare lavoro al fine di migliorarne lo svolgimento” (Shirky, 2008, 76).