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La magia 263

spettacolo dei prodigi che sapevano operare. Nel cuor dell’inverno, Alberto Magno pregò l’imperatore Guglielmo di volere andare un giorno, con tutta la corte, a desinare in sua casa. V’andò l’imperatore, e il buon mago lo menò, insieme col seguito, in un giardino, dove tra gli alberi sfrondati, in mezzo alla neve ed al ghiaccio che coprivano ogni cosa, si vedeva apparecchiato il convito. I cortigiani cominciarono a mormorare, parendo loro uno strano scherzo quello dell’ospite; ma come il re fu seduto a mensa, e gli altri similmente, ciascuno secondo il suo grado, ecco splendere in cielo un sole estivo, ecco disfarsi in un baleno la neve ed il ghiaccio, la terra e gli alberi germinare e coprirsi di verzura e di fiori, brillar tra le fronde i frutti maturi, e l’aria d’intorno sonare del soavissimo canto d’infiniti uccelli. In breve la caldura crebbe di sorta, che i convitati cominciarono a tôrsi le vesti di dosso, e, seminudi, ripararono all’ombra delle piante. Fornito il mangiare, i numerosi e leggiadri valletti che avevan servito, sparvero come nebbia, e di subito il cielo si rabbujò, e le piante si dispoglia-