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Le disfatte del diavolo 359

tra il demonio e un campione più o meno agguerrito, il quale, per di fuori, usava, con varia fortuna, varie arti di guerra. A rigor di termine l’indemoniato era un castello, entro a cui il diavolo, o i diavoli, si riparavano dagli assalitori, e spesso vittoriosamente li respingevano.

Molti erano i modi usati a cacciare i demonii, e la loro efficacia dipendeva, in parte, dalla qualità lor propria, in parte dalla qualità di coloro che li adoperavano. Gran differenza era, per questo rispetto, dall’umile esorcista, il quale non aveva altro che il suo carattere ecclesiastico, al santo miracoloso, uso ad appender la cappa a un raggio di sole, o a mutar l’acqua in vino. Dove quegli non vinceva se non dopo lunghe e faticose pratiche, correndo talvolta il pericolo d’essere invaso da quello stesso demonio onde liberava altrui, il santo vinceva con una parola, un gesto, uno sguardo. L’esorcismo era una operazione lunga e intricata, o semplicissima e breve, secondo i casi. Poteva richiedere preghiere insistenti, formule rituali, digiuni e altre macerazioni, candele accese, suffumigi, ecc.; ma poteva anche far di meno di tutte queste cose.