Pagina:Il piacere.djvu/314

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fantile. Ella, certo, avrebbe preferito di pranzar sola con lui; ma accettò l’invito senza esitare; scrisse un biglietto per liberarsi da un impegno anteriore; mandò a un’amica la chiave d’un palco. Ella pareva felice. Si mise a raccontargli una quantità di sue storie sentimentali; gli fece una quantità di domande sentimentali; gli giurò ch’ella non aveva mai potuto dimenticarlo. Parlava, tenendo le mani di lui nelle sue.

I love you more than any words can say, Andrew....

Ella era ancor giovine. Con quel suo profilo puro e diritto, coronato dai capelli biondi, divisi su la fronte in un’acconciatura bassa, pareva una bellezza greca in un Keepsake. Aveva una certa incipriatura estetica, lasciatale dall’amor del poeta pittore Adolphus Jeckyll; il quale seguiva in poesia John Keats e in pittura l’Holman Hunt, componendo oscuri sonetti e dipingendo soggetti presi alla Vita nuova. Ella aveva “posato„ per una Sibylla palmifera e per una Madonna del Giglio. Aveva anche “posato„, una volta, innanzi ad Andrea, per uno studio di testa da servire all’acquaforte dell’Isabetta nella novella del Boccaccio. Era dunque nobilitata dall’arte. Ma, in fondo, non possedeva alcuna qualità spirituale; anzi, a lungo andare, la rendeva un po’ stucchevole quel certo sentimentalismo esaltato che non di rado s’incontra nelle donne di piacere inglesi e che fa uno strano contrasto con le depravazioni della loro lascivia.

Who would have thought we should stand again together, Andrew!