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— Sta ferma! — gridò Piana. — Altrimenti me ne vado e t’accomodi tu!
La gonnella era di velluto nero e seta azzurra; nastri celesti allacciavano il corsetto sulla camicia ricamata e inamidata; le maniche spaccate sul davanti dal gomito in giù lasciavano sfuggire gli sboffi della camicia: un portento di ricchezza e d’eleganza.
— Come stai bene! — esclamò Piana, stringendole la cintura d’oro; poi si allontanò per guardarla meglio.
Mentre Maria, sdegnando il suo aiuto, si metteva il velo, rientrò in casa Beppe Spina, accompagnato sino alla porta da Stefano.
— Dov’è Maria? Non è pronta ancora? — gridò Spina dalle scale.
— Eh, si mette il velo, ma ci riuscirà domani! — disse Piana sdegnosa. — Io non so proprio che figura farà al ballo.
— Verrai tu pure.
— Io? — gridò Piana, puntandosi un dito sul petto. — Sta fresco lei se crede ch’io venga là per mettere il velo a sua figlia!
Entrato da Maria, Spina fu stupito di trovare, invece di sua figlia, una bellissima fanciulla alta e sottile, da gli occhi splendenti e il viso roseo.
Il velo ricamato dava una delicata vaporosità allo splendore del costume.
— Piana dice che il velo non te lo sai mettere! — esclamò, non sapendo dir altro.