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modesta, che però non mancava d’una certa eleganza.

Elena richiuse la porta e sedette davanti al pianoforte chiuso.

— Senti — disse a Giovanna, che la guardava con curiosità. — Zia Agada Brindis mi ha ieri sera confidato un segreto. Benchè non sia necessario lo dico anche a te, ma giurami prima che....

— A chi vuoi che lo dica? — fece Giovanna con impazienza; e bastarono queste parole per rassicurar Elena.

— Senti bene che storia curiosa — disse abbassando la voce e traendo una lettera.

— Oh, oh! — esclamò l’altra con premura, spalancando gli occhi. — Aspetta, aspetta!

Prese una sedia, si mise a fianco di Elena, e appoggiandosele sopra la seguì con gli occhi nella lenta e sommessa lettura della famosa lettera del tesoro.

— Oh, oh! — esclamò in fine. — Fammela veder bene, dammela, aspetta....

La rilesse attentamente, esaminò la busta per ogni verso, e col volto illuminato da una gioia vivissima, coprì Elena di domande. Come e perchè zia Agada le avea confidato una simile cosa? E zio Salvatore ne sapeva nulla? E perchè la lettera era nelle sue mani?

— Ieri sera zia Agada cercava Cosimo; io dissi che non era in casa, che forse neppur oggi l’a-