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Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/158

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capitolo ventesimoterzo. 149

nozze; e salito egli a più alti gradi nella milizia, vissero insieme lunga pezza e felici. Ma la fortuna di un soldato non può mai dirsi stabile: e dopo alcuni anni, quella parte d’esercito da lui capitanata, messa in rotta dall’inimico, e’ fu costretto ricoverarsi nella città dentro le cui case egli era vissuto colla consorte. Strette d’assedio le mura, finalmente furono vinte; e poche istorie narrano esempi di tanta e sì frequente atrocità, quanta usarono allora nel combattersi i Francesi e gl’Italiani. I vincitori determinarono di porre a fil di spada tutti i prigioni francesi, e più d’ogni altro il marito della infelice Matilda, come quegli per l’opera di cui s’erano gli assediati lungamente difesi. Venuti in questa sentenza, vollero mandarla tosto ad effetto; e tratto fuori l’illustre prigioniero, già il carnefice teneva in alto sguainata la spada, e gli spettatori in profondo silenzio tristissimo aspettavano che il fatal colpo cadesse, pel quale non mancava che il cenno del supremo capitano. In cotale istante, piena di angustia e di batticuore, apparve Matilda per dare l’ultimo addio allo sposo, al liberatore di lei. Piangeva la dolorosa la miseria di sua condizione, lamentandosi della crudeltà del destino che salvatala da immatura morte tra l’onde del Vulturno, l’aveva serbata a più tristi guai. Era giovane d’anni il supremo capitano; però stupì delle belle forme della donna, ed ebbe pietà del caso acerbo di lei. Ma la maraviglia e la compassione non ebbero limite in udirla raccontare le sue antiche miserabilissime vicende. Era egli quel medesimo figliuolo pel quale tanti pericoli aveva sostenuti Matilda; riconobbela per madre, e buttossi ginocchioni a’ suoi piedi. Quel che avvenne dappoi si lascia agevolmente indovinare: fu data la libertà al prigione; e godendo insieme della dolcezza che l’amore, l’amicizia, il rispetto generano, vissero tutti felici.”

Di tal maniera poneva io studio nel rallegrare la mia figliuola; ma ella prestava scarsa attenzione alle mie parole. Nè quelle valevano a trarre interamente a sè l’animo