Pagina:Iliade (Monti).djvu/102

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v.253 libro quarto 91

D’Esculapio; e veloci attraversando
Il largo campo acheo, fur tosto al loco
Ove al ferito dëiforme Atride255
Facean cerchio i migliori. Incontanente
Dal balteo estrasse Macaon lo strale,
Di cui curvârsi nell’uscir gli acuti
Ami: disciolse ei quindi il vergolato
Cinto e il torace colla ferrea fascia260
Sovrapposta; e scoperta la ferita,
Succhionne il sangue, e destro la cosparse
Dei lenitivi farmaci che al padre,
D’amor pegno, insegnati avea Chirone.
   Mentre questi alla cura intenti sono265
Del bellicoso Atride, ecco i Troiani
Marciar di nuovo con gli scudi al petto,
E di nuovo gli Achei l’armi vestire
Di battaglia bramosi. Allor vedevi
Non assonnarsi, non dubbiar, nè pugna270
Schivar l’illustre Agamennón; ma ratto
Volar nel campo della gloria. Il carro
E i fervidi destrier tratti in disparte
Lascia all’auriga Eurimedonte, figlio
Del Piraíde Toloméo; gl’impone275
Di seguirlo vicin, mentre pel campo
Ordinando le turbe egli s’aggira,
Onde accorrergli pronto ove stanchezza
Gli occupasse le membra. Egli pedone
Scorre intanto le file, e quanti all’armi280
Affrettarsi ne vede, ei colla voce
Fortemente gl’incuora, e grida: Argivi,
Niun rallenti le forze: il giusto Giove
Bugiardi non aiuta: chi primiero
L’accordo vïolò, pasto vedrassi285
Di voraci avoltoi, mentre captive