Pagina:Iliade (Monti).djvu/105

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94 iliade v.355

A Nestore arrivò, Nestore arguto355
De’ Pilii arringator, che in ordinanza
I suoi prodi metteva, e alla battaglia
Li concitava. Stavangli dintorno
Il grande Pelagonte ed Alastorre,
E il prence Emone e Cromio, ed il pastore360
Di popoli Bïante. In prima ei pose
Alla fronte coi carri e coi cavalli
I cavalieri, e al retroguardo i fanti,
Che molti essendo e valorosi, il vallo
Formavano di guerra. Indi nel mezzo365
I codardi rinchiuse, onde forzarli
Lor mal grado a pugnar. Ma innanzi a tutto
Porge ricordo ai combattenti equestri
Di frenar lor cavalli, e non mischiarsi
Confusamente nella folla. - Alcuno370
Non sia, soggiunse, che in suo cor fidando
E nell’equestre maestría, s’attenti
Solo i Teucri affrontar di schiera uscito:
Nè sia chi retroceda; chè cedendo
Si sgagliarda il soldato. Ognun che sceso375
Dal proprio carro l’ostil carro assalga,
Coll’asta bassa investalo, chè meglio
Sì pugnando gli torna. Con quest’arte,
Con questa mente e questo ardir nel petto
Le città rovesciâr gli antichi eroi.380
   Il canuto così mastro di guerra
Le sue genti animava. In lui fissando
Gli occhi l’Atride, giubilonne, e tosto
Queste parole gli drizzò: Buon veglio,
Oh t’avessi tu salde le ginocchia385
E saldi i polsi come hai saldo il core!
La ria vecchiezza, che a null’uom perdona,
Ti logora le forze: ah perchè d’altro