Pagina:Iliade (Monti).djvu/136

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v.659 libro quinto 125

Mentre la bionda Cerere la scevra
Dal suo frutto gentil, che il buon villano660
Vien ventilando; lo leggier spulezzo
Tutta imbianca la parte ove del vento
Lo sospinge il soffiar: così gli Achivi
Inalbava la polve al cielo alzata
Dall’ugna de’ cavalli entrati allora665
Sotto la sferza degli aurighi in zuffa.
Difilati portavano i Troiani
Il valor delle destre, e furïoso
Li soccorrea Gradivo discorrendo
Il campo tutto, e tutta di gran buio670
La battaglia coprendo. E sì di Febo
I precetti adempía, di Febo Apollo
D’aurea spada precinto, che comando
Dato gli avea d’accendere ne’ Teucri
L’ardimento guerrier, vista partire675
L’aiutatrice degli Achei Minerva.
   Fuori intanto de’ pingui aditi sacri
Enea messo da Febo, e per lui tutto
Di gagliardía ripieno appresentossi
A’ suoi compagni che gioîr, vedendo680
Vivo e salvo il guerriero e rintegrato
Delle pristine forze. Ma gravarlo
D’alcun dimando il fier nol consentía
Lavor dell’armi che dell’arco il divo
Sire eccitava, e l’omicida Marte,685
E la Discordia ognor furente e pazza.
   D’altra parte gli Aiaci e Dïomede
E il re dulíchio anch’essi alla battaglia
Raccendono gli Achei già per sè stessi
Nè la furia tementi nè le grida690
De’ Dardani, ma fermi ad aspettarli.
Quai nubi che de’ monti in su la cima