Pagina:Iliade (Monti).djvu/14

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v.40 libro primo 3

E a parte assunta del regal mio letto.40
Or va, nè m’irritar, se salvo ir brami.
     Impaurissi il vecchio, ed al comando
Obbedì. Taciturno incamminossi
Del risonante mar lungo la riva;
E in disparte venuto, al santo Apollo45
Di Latona figliuol, fe’ questo prego:
     Dio dall’arco d’argento, o tu che Crisa
Proteggi e l’alma Cilla, e sei di Ténedo
Possente imperador, Smintéo, deh m’odi.
Se di serti devoti unqua il leggiadro50
Tuo delubro adornai, se di giovenchi
E di caprette io t’arsi i fianchi opimi,
Questo voto m’adempi; il pianto mio
Paghino i Greci per le tue saette.
Sì disse orando. L’udì Febo, e scese55
Dalle cime d’Olimpo in gran disdegno
Coll’arco su le spalle, e la faretra
Tutta chiusa. Mettean le frecce orrendo
Su gli omeri all’irato un tintinnío
Al mutar de’ gran passi; ed ei simíle60
A fosca notte giù venía. Piantossi
Delle navi al cospetto: indi uno strale
Liberò dalla corda, ed un ronzío
Terribile mandò l’arco d’argento.
Prima i giumenti e i presti veltri assalse,65
Poi le schiere a ferir prese, vibrando
Le mortifere punte; onde per tutto
Degli esanimi corpi ardean le pire.
Nove giorni volâr pel campo acheo
Le divine quadrella. A parlamento70
Nel decimo chiamò le turbe Achille;
Chè gli pose nel cor questo consiglio
Giuno la diva dalle bianche braccia,