Pagina:Iliade (Monti).djvu/145

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134 iliade v.965

D’incorruttibil oro, ma di bronzo965
Le salde lame de’ lor cerchi estremi.
Maraviglia a veder! Son puro argento
I rotondi lor mozzi, e vergolate
D’argento e d’ôr del cocchio anco le cinghie
Con ambedue dell’orbe i semicerchi,970
A cui sospese consegnar le guide.
Si dispicca da questo e scorre avanti
Pur d’argento il timone, in cima a cui
Ebe attacca il bel giogo e le leggiadre
Pettiere; e queste parimenti e quello975
D’auro sono contesti. Desïosa
Giuno di zuffe e del rumor di guerra,
Gli alipedi veloci al giogo adduce.
   Nè Minerva s’indugia. Ella diffuso
Il suo peplo immortal sul pavimento980
Delle sale paterne, effigïato
Peplo, stupendo di sua man lavoro,
E vestita di Giove la corazza,
Di tutto punto al lagrimoso ballo
Armasi. Intorno agli omeri divini985
Pon la ricca di fiocchi Egida orrenda,
Che il Terror d’ogn’intorno incoronava.
Ivi era la Contesa, ivi la Forza,
Ivi l’atroce Inseguimento, e il diro
Gorgonio capo, orribile prodigio990
Dell’Egìoco signore. Indi alla fronte
L’aurea celata impone irta di quattro
Eccelsi coni, a ricoprir bastante
Eserciti e città. Tale la Diva
Monta il fulgido cocchio, e l’asta impugna995
Pesante, immensa, poderosa, ond’ella
Intere degli eroi le squadre atterra
Irata figlia di potente iddio.